Signor Garante della Privacy sono arrabbiato con lei. Cioè sono arrabbiato soprattutto con quelli che mi telefonano a tutte le ore, possibilmente quelle di pranzo e cena o quando sto facendo una cosa o una telefonata importante, per propormi vantaggiosi contratti di energia, telefonia, investimenti mirabolanti e quant’altro si possa proporre per telefono.

Mi chiamano da tutte le parti di Italia e del mondo, recentemente anche da Cuba. Ormai a volte non sono nemmeno voci umane a chiamare ma segreterie telefoniche. Il più delle volte però sono umani, dagli accenti strani che denotano il fatto che probabilmente non mi chiamano da Pescasseroli o da Brindisi ma da luoghi remoti.

I primi tempi mi incazzavo, volevo conto e ragione di come avessero avuto il mio cellulare e conoscessero il mio nome, chiedevo all’interlocutore di darmi il suo di cellulare e l’avrei richiamato io e via polemizzando. Adesso mi limito a “no grazie la saluto” senza nemmeno fargli finire la prima frase e poi blocco il numero sul cellulare.

Facendo il mestiere che faccio, il giornalista, tendenzialmente devo rispondere al telefono. Avendo un figlio che studia in un’altra città quando vedo il prefisso di quella città rispondo sempre perché non si sa mai. E quindi subisco un numero esagerato di scassamenti di minchia telefonici. Che poi io lo capisco pure che chi mi chiama sarà un poveretto o una poveretta, sottopagata, sfruttata, e che si fa mandare a quel paese dalla gente come me perché ha bisogno di guadagnare. Ma ormai l’irritazione che mi suscitano queste telefonate ha superato di gran lunga la mia capacità di comprendere e assecondare le esigenze dei lavoratori dei call center. Anche perché per assecondarli dovrei cambiare ogni settimana compagnia telefonica, fornitore di luce e di gas oltre a investire proficuamente capitali che purtroppo non ho. E penso agli anziani (nel senso più anziani di me), magari soli, magari poco attrezzati nei confronti di questi molestatori telefonici, magari con la voglia di parlare con qualcuno ogni tanto. Penso ai rischi che corrono.

Signor Garante (anche) della (mia) Privacy perché consente che sconosciuti mi telefonino ogni giorno sul cellulare che io non gli ho mai dato? Perché la mia vita deve essere puntellata di rotture di coglioni senza che io possa farci nulla, ma soprattutto senza che loro, i padroni delle società che mi importunano, rischino niente? Sa quanti numeri ho bloccato negli ultimi mesi, signor (non) Garante della (mia) Privacy? Ne ho bloccati 170. Due oggi per dire.

Probabilmente lei solidarizza con me, anche se dubito che la chiamino sul suo cellulare privato per proporle un cambio di gestore telefonico, probabilmente ci sono leggi che consentono agli stalker di continuare a importunarmi, probabilmente io avrò acconsentito meccanicamente a qualche clausola che consente di usare i miei dati. Ma lei, se non protegge la mia privacy (e quella di tutti quelli che conosco vittime delle medesime angherie quotidiane) cosa protegge? Chi protegge? Quando lo protegge? A proposito se mai leggerà questo post e mi volesse contattare mi mandi un messaggio uazzapp prima, potrei non riconoscere la sua segretaria, scambiarla con quelle che cominciano “lei è il signor Salvatore?” chiuderle il telefono in faccia e bloccare il numero.

Per tutelare la mia privacy, visto che lei non lo fa.

(tratto dal blog Strummerleaks di Toi Bianca)