C’è una buona parte di calcolo politico, e una buona dose di iniziativa programmatica, dietro l’ultima “capovolta” di Gianfranco Micciché, che, come annunciato nel corso dell’ultimo meeting di Forza Italia a Viagrande, ha preferito a Renzi un porto più sicuro, ma per niente scontato (visti i precedenti): l’alleanza con Matteo Salvini. Però non parlategli di giravolta, tanto meno di ritorno di fiamma. “Non né l’una né l’altro. Io faccio politica, e questo vuol dire ragionare, fare dei passaggi – spiega il commissario regionale di Forza Italia –. Di Renzi non ho capito la proposta. La Lega, invece, è stato il primo partito ad aver sposato in pieno la mia riforma del sistema delle autorizzazioni preventive. Sarà il primo punto del prossimo programma del governo”. Come volevasi dimostrare. Da un lato il calcolo, dall’altro i programmi. Se coincidono è ancora meglio. Micciché, però, non rinnega il passato, gli insulti, le antipatie. Ribadisce che “a me il Salvini violento, razzista e col mitra in mano non piaceva e non piacerebbe neanche adesso. Ma oggettivamente mi sembra che stia cambiando”.

Ma è vero che aveva provato a far saltare il patto fra Berlusconi e Salvini?

“Sì, ho cercato di evitarlo ma non ci sono riuscito. In realtà non avevo gli strumenti. L’aggregazione di centro non si è sviluppata, per cui – tra Berlusconi che ha fatto una scelta che io rispetto, Salvini che ha un atteggiamento più responsabile e il fatto che il governo giallorosso è una delle più grandi rovine della storia d’Italia – credo sia necessario sciacquarsi la faccia e cominciare a ragionare sulle cose da fare. E io ragiono. Tutti ragioniamo. Quello che serve adesso è rimettere in piedi il centrodestra”.

Ma crede davvero che Salvini abbia cambiato atteggiamento? Le dichiarazioni sulla Segre, ad esempio, non sono quelle di un uomo di Stato…

“Non credo siano stati gli atteggiamenti violenti a portargli del consenso. Credo che il consenso sia dovuto al fatto di stare fra la gente. Al fatto che vada in spiaggia a parlare con chi sta facendo il bagno, o allo stadio con chi guarda la partita. Non escludo che abbia sviluppato determinati comportamenti perché faceva parte di una coalizione coi Cinque Stelle, che incarnano il populismo più inutile, bieco e dannoso che ci sia mai stato”.

Lei aveva anche detto che Forza Italia si era ridotta in questo modo perché voleva copiare la Lega e la gente sceglie sempre l’originale. Perché adesso non dovrebbe rimanere schiacciata da Salvini?

“Una cosa che è chiarissima a me, agli elettori italiani, ai leghisti e allo stesso Salvini, è che se vai a governare un Paese devi avere un rapporto con l’Europa. E questo non puoi averlo con una coalizione di destra e basta. Per cui la presenza di Forza Italia è determinante a prescindere dai numeri, che possono solo migliorare. Se Salvini cambia atteggiamento, il centrodestra ha da guadagnarci, e anche noi. Credo che per il centrodestra la presenza di Forza Italia sia assolutamente centrale, una conditio sine qua non. E poi, se posso permettermi, credo che Salvini abbia più bisogno di gente moderata che lo aiuti in questa prossima avventura, che non di altri scalmanati”.

E il Mezzogiorno – la Carfagna è ancora sulle barricate – troverà un buon motivo per credere in Forza Italia? Il partito è pronto a fare propri i temi del Sud e ad affidare le responsabilità ai dirigenti che nel Meridione prendono i voti?

“A me questo non interessa. A differenza di altri, non ho mai considerato le posizioni vitali. Io voglio contare nel senso che ho fatto una proposta – quella della riforma delle autorizzazioni preventive – ed esigo che gli impegni vengano mantenuti. Ne ho parlato con gli uomini di Salvini, con Berlusconi. Questa è stata la condizione perché io potessi creare una situazione favorevole anche per i miei… Perché deve essere chiaro che io non mi muovo solo. E in alcuni momenti ho avuto il dubbio che assumendo una posizione diversa rispetto al passato, potessi essere “aggredito” dai miei uomini. Cambiarla o modificarla non escludeva il fatto che qualcuno potesse massacrarmi. Io questo rischio l’ho corso e credo di poter vincere nel momento in cui elimineremo il blocco della burocrazia”.

Qualcuno si è arrabbiato perché ha cambiato idea?

“Fermo restando che nella vita chi non cambia mai idea è uno scemo, nel mondo ci sono 167 nazioni di cui una esercita il meccanismo delle autorizzazioni preventive piuttosto che del controllo successivo. Una soltanto. Ho fatto un conto assieme a un gruppo di ragazzi dell’università di Palermo e ho scoperto che alla Soprintendenza di Palermo ci sono fermi 2 punti di Pil dell’intera provincia. Capisce perché ci tengo tanto? Bisogna eliminare questo meccanismo perverso, assurdo e ricattatorio che alimenta la tangente. Mentre nelle altre nazioni si offre una tangente per cose che non si possono fare, in Italia si paga al funzionario per ottenere quello che è già previsto dalla legge. Questo genera il malaffare, blocca gli investimenti, crea disoccupazione. E’ un disastro totale. Se qualcuno pensa che il sistema debba rimanere così com’è, mi sento ancora legittimato a scappare”.

La Lega non può garantirle che da oggi a domani cambierà tutto.

“Quando ho affrontato questo argomento con Lega e Forza Italia, a prescindere da rapporti e simpatie personali, ho riscontrato la disponibilità a portarlo come primo punto del programma per le prossime Politiche. Preso atto di questo, posso accettare tutti gli sfottò del mondo per il fatto di aver cambiato idea”.

Il progetto di un centro moderato si è arenato sul nascere. Non teme che possa approfittarne Renzi, sfilando l’elettorato a Forza Italia?

“Per farne cosa? Perché dovrebbero votarlo? La proposta di Renzi non è che non mi pare chiara, non mi pare proprio. Oggi non ci si può limitare a parlare solo di centro, centrodestra e centrosinistra. Si deve parlare di programmi, devi proporre qualcosa per superare i problemi del Paese. Non mi risulta che Renzi abbia una proposta precisa. Io sì. E poi perché un moderato dovrebbe andare con Renzi? Solo per il gusto di farlo? Può venire con noi…”

Secondo Renzi perché un moderato non accetta di giocare nella stessa metà campo di Salvini…

“Renzi dimentica che dal ’94 a oggi noi siamo stati con la Lega, non con lui. Lui è sempre stato nostro avversario, quindi perché dovremmo andare con lui? Per fare cosa? Gli faccio io una proposta, invece: se ha veramente capito che l’area centrista è quella giusta, venga lui con noi. Fermo restando che non sono io a decidere le sorti della coalizione, una sua adesione al centrodestra mi sembrerebbe un’idea più moderna. Mentre a sinistra del centro non c’è nemmeno l’ombra, a destra c’è Forza Italia, che è qualcosa più di un’ombra. Quindi rafforziamola”.

Lei Renzi lo sottovaluta.

“Non capisco con chi andrà a realizzare quelle condizioni di centro moderato che io avevo auspicato. Da solo? Renzi è partito a mille all’ora: ma aveva venti deputati e gliene sono rimasti venti, aveva il 5% e ora è al 4,9. Non è successo niente. Per poter immaginare un futuro avrebbe dovuto raddoppiare in due mesi il consenso e il numero dei parlamentari. Ma io non vedo nulla di tutto questo. E mi concentro sulla realpolitik: io voglio salvare la Sicilia, e lo farò con chi andrà a governare. E sono sicuro che ci andremo noi”.

Oltre a Salvini, durante il meeting di Catania ha teso la mano anche a Musumeci. L’ultimo confronto pubblico, in aula durante il dibattito sulla questione finanziaria, somigliava a una frattura. Poi cos’è successo?

“Non c’è stato alcun problema particolare… Io su alcune cose non cambio idea, ma su questo Musumeci non c’entra”.

A cosa si riferisce?

“C’è stato un atteggiamento da parte di chi gestisce il Bilancio che non mi è piaciuto”.

Parliamo del solito Armao.

“Non mi è piaciuto sia nei rapporti con lo Stato, che nei confronti dell’Assemblea perché ci sono state sottaciute alcune informazioni. Quindi credo sia stato giusto avere un momento di confronto. Musumeci in aula si è comportato da presidente della Regione. Tra me e lui non esiste alcun problema. Credo che a Musumeci convenga avere la presidenza dell’assemblea amica. Io sarei un pazzo a non tenermi amico il governatore. Non ho alcuna intenzione di portare questa assemblea a votare. Inoltre, credo che stando insieme otterremo di più dallo Stato e dall’Europa”.

Ma non è stato tutto rose e fiori questo rapporto…

“Probabilmente, fino ad oggi, ci sono state delle corti – attorno a entrambi – che hanno fatto in modo che non ci fosse un grande rapporto altrimenti il loro potere sarebbe venuto meno. Ma a me non frega nulla di chi ha il potere. Tutte le volte che abbiamo ragionato insieme, io e Musumeci abbiamo trovato una soluzione in tempi rapidi. E voglio continuare in questa direzione”.