Lui, Toni Scilla, aveva fatto di tutto per onorare la storia e il valore del vino siciliano. In vista della fiera di Verona, aveva mobilitato giornalisti, artisti e testimonial. Aveva speso un bel po’ di soldi e legittimamente pensava di vivere anche, da assessore all’Agricoltura, un suo quarto d’ora di celebrità. Ma è andato tutto di traverso. Sul palcoscenico del Vinitaly, attrezzato con sfarzo spagnolesco, sono arrivati il presidente della Regione, Nello Musumeci, e il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché: il primo posseduto dal demone della ricandidatura, il secondo intestardito sul no. Da quel momento il povero Scilla ha dovuto abbandonare la scena. Il vino è finito dietro le quinte e il teatrino della politica ha messo su un duello degno dell’opera dei pupi. Altro che passito e prosecco. Alla Sicilia piace ubriacarsi e morire di avanspettacolo. Prosit.