Ignazio La Russa, il patriota che gli ha fatto da padrino, lo aveva presentato come uno statista di solida e collaudata esperienza, come il presidente che avrebbe potuto chiudere la propria carriera politica con un colpo d’ala. Ma dopo un anno di permanenza a Palazzo d’Orleans, Renato Schifani è già un pugile suonato. Mediamente riceve un ceffone ogni due giorni. I malrovesci non arrivano solo dal destino cinico e baro. Arrivano soprattutto dai suoi alleati. L’ultimo – quello che nega i risarcimenti per i devastanti incendi dell’estate scorsa – glielo ha assestato, direttamente da Palazzo Chigi, il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci. “Non mi riconosco in questo Stato”, ha dichiarato Schifani. Ma forse è “questo Stato” che non riconosce più autorevolezza a un presidente della Regione sempre più attorcigliato nei propri rancori e nei propri livori.