“Sono qui da appena un anno e mezzo. Non me lo aspettavo, ma è un incarico che mi lusinga”. Tommaso Calderone, alla prima legislatura, è diventato da qualche giorno il nuovo capogruppo di Forza Italia in Assemblea Regionale. Ha preso il posto di Giuseppe Milazzo, reduce da una super affermazione che lo ha spedito dritto a Bruxelles. Fra i banchi del Parlamento europeo, fianco a fianco con Silvio Berlusconi. A Palermo c’è rimasto Calderone, l’avvocato di Barcellona Pozzo di Gotto, 13mila preferenze alle ultime Regionali e una storia – all’Ars – tutta da scrivere: “Ho accettato l’invito del mio partito con entusiasmo e senso di responsabilità – spiega -. Ringrazio il presidente Miccichè, ma anche il gruppo parlamentare che all’unanimità ha deciso di darmi fiducia”. Dalla prossima settimana Calderone si calerà nel nuovo ruolo: “Faremo un incontro per stabilire una linea di condotta che sia in continuazione con quella già tracciata in maniera encomiabile da Milazzo”.

Avrà l’onere e l’onore di traghettare Forza Italia fra i mugugni dell’Ars, dove la tenuta del governo è messa a rischio un giorno sì e l’altro pure. Di guidare un gruppo che Gianfranco Micciché ha definito il più coeso di sempre. Che però ha perso un pezzo: Luigi Genovese.

Onorevole Calderone, Genovese è andato via dicendo che Forza Italia non ha una visione del futuro. E’ stata una mancanza di rispetto?

“Io con Genovese ho un buon rapporto, l’ho avuto fin dal primo momento e ce l’ho anche adesso, dopo la sua adesione a “Ora Sicilia”. Luigi ha ritenuto di fare delle scelte che io non avrei mai fatto: per me Forza Italia resta il punto di riferimento dei moderati di centrodestra. Però bisogna cambiare registro e rispettare le scelte altrui”.

Qualcuno non lo ha fatto?

“Definire dei parlamentari della Regione siciliana degli “scappati di casa” è inaccettabile, sia dal punto di vista contenutistico che dell’espressione letterale e dell’eleganza. Ho sentito un Senatore della Repubblica definirli in questo modo”.

Candiani, della Lega. Fra voi e il commissario regionale del Carroccio non è mai corso buon sangue.

“Credo che l’insulto non sia la strada giusta. Io dico soltanto che i colleghi hanno fatto altre scelte e io non le avrei mai fatte. Ma non per questo si deve mancare il rispetto. La politica è altro: curare e battersi per il territorio, stare fra la gente. Il clima di questa fase storica a me piace poco”.

Candiani ha dato degli “scappati di casa” a quattro parlamentari, tra cui l’ex leghista Rizzotto, perché avrebbero cambiato casacca non in virtù di un ragionamento programmatico, ma di strategie politiche e convenienze.

“Ripeto, ognuno è libero di fare le proprie scelte. Noi abbiamo perso Genovese, nonostante Forza Italia ci tenesse. Ma non per questo diciamo che è uno sconsiderato o lo dobbiamo criminalizzare. Secondo me non funziona così. Candiani parla di linee, strategie… Ci dica quali sono se ne è a conoscenza. Io non le conosco. Fino a quando non ci sarà il vincolo di mandato – e l’ho verificato negli ultimi quarant’anni, non personalmente – ci sono uomini che da destra vanno a sinistra e viceversa. Se è giusto o sbagliato non sta a me dirlo. Ma politica degli insulti non mi piace”.

Non le sarà sfuggito che in quell’intervista Candiani ha anche detto che Miccichè non attacca più Salvini perché qualcuno gli ha imposto di stare zitto.

“Che qualcuno possa obbligare Micciché a stare zitto mi è difficile pensarlo. Evidentemente, il presidente – anche in questa fase – non è stato compreso. La Lega è centrodestra così come Forza Italia. Su tante cose si è d’accordo, su altre no. Ma ciò non significa che ci sono scontri insuperabili o che bisogna stare l’un contro l’altro armato. Spero che il prossimo governo nazionale sia di centrodestra, ma anche all’interno del centrodestra ci possono essere idee e anime diverse. L’ho riscontrato nella storia della nave Diciotti. Io sono stato a bordo: il fatto che Micciché abbia manifestato le sue convinzioni, alle quali io integralmente mi riporto, non significa che non sia da rispettare Miccichè o la Lega. Possono esistere visioni diverse sullo stesso argomento. Chi conosce Micciché sa che è una persona di grande lungimiranza”.

Ma quali sono i vostri rapporti con la Lega?

“In Sicilia non glielo so dire. All’Ars c’era solo Rizzotto con il quale ho avuto un ottimo rapporto. E’ stato sempre puntuale nel votare i programma del governo Musumeci. Ma è passato a “Ora Sicilia” e la Lega all’Ars non è più rappresentata”.

In tanti credono che “Ora Sicilia” sia la testa di ponte utilizzata da Musumeci per arrivare a Salvini e a una federazione con la Lega, anche se il primo approccio è negativo. Cosa pensa di questo asse?

“Io sono uomo dei fatti, faccio l’avvocato e tante volte nei processi si cavalcano suggestioni. Io mi attengo ai fatti, ai documenti e agli atti. Sui “si dice” e sulle cose aleatorie non mi sento di esprimere giudizi”.

Ma “Ora Sicilia” rafforza più la maggioranza o Musumeci?

“E’ un gruppo che ha dichiarato di aderire alla maggioranza di centrodestra, quindi credo rafforzi tutti. E’ una buona aggregazione di deputati. E’ una bella presenza all’interno della coalizione, dato che Musumeci ama più parlare di coalizione che di maggioranza”.

L’altro tarlo di Forza Italia si chiama Gaetano Armao. Chiederete a Musumeci la sua rimozione?

“Cosa accadrà non mi riguarda. E’ una decisione che spetta al partito e io non faccio invasioni di campo. Al di là della coreografia che s’è fatta, la storia è molto semplice. Giuseppe Milazzo era l’unico candidato uomo siciliano di Forza Italia. Non aveva alcun senso non votare anche lui. Non mi risulta che Armao l’abbia fatto e a mio modo di vedere è un gravissimo errore politico”.

C’è dell’altro?

“Da deputato posso affermare che tutti noi abbiamo avuto un grande rapporto coi nostri assessori: io sento Edy Bandiera, Marco Falcone e Bernadette Grasso due o tre volte al giorno. Abbiamo contatti frequenti, risolviamo insieme i problemi. Non hanno mai fatto sentire distante la deputazione. Con Armao è diverso. E’ stato completamente assente nei rapporti coi deputati. Ha amministrato il suo assessorato lontano da Forza Italia e questa è un’altra questione politica di assoluta rilevanza. Si tratta di un fatto obiettivo, non di polemica sterile. In questo scorcio di legislatura non ci siamo mai sentiti rappresentati da Armao, mentre tutti gli altri assessori sono stati in simbiosi con la deputazione. Se ci scolliamo dai nostri assessori di riferimento diventa un problema”.

Fra le incompiute dell’assessore all’Economia c’è un censimento fantasma, costato 91 milioni di euro, che nessuno ha mai visto perché manca una password. Che ne pensa?

“Sull’amministrazione di Armao preferisco non dire niente. Non commento le sue gesta né quelle degli altri assessori. Tocca al presidente Musumeci verificare se Armao è in linea con il suo programma di governo. E al presidente del mio partito se ha fatto bene o male politicamente. Io ho altri ruoli”.

Secondo lei un rimpasto alla Regione serve?

“Secondo me qualche ritocco serve, ma la mia è un’opinione personale. Il rimpasto, che mi pare un termine poco elegante, è un ragionamento fra partiti e a questo penserà Micciché. Secondo me, appare chiaro, qualche aggiustamento è necessario anche all’interno di Forza Italia”.