Per destino alfabetico, a osservare le cose giù dal fondo mi sono abituata presto. È cominciata alle elementari, quando nell’appello dopo la T di Terranova non c’era più nessuno; che si guardasse dal basso o dall’alto ero sempre l’ultima e qualche volta la prima, a sorpresa, ma essere prima non era una sorpresa bella, piuttosto lo scatto senza preavviso di chi si sveglia storto e dice: bene, oggi facciamo tutto al contrario, cominciamo dalla fine, Terranova, cominci tu? L’articolo completo su ilfoglio.it