L’immagine straziante di donne e uomini che sfuggono, nuotando, alla morte; di auto galleggianti, scandagliate al millimetro da poliziotti coraggiosi; del fango accumulato nei sottopassi di Palermo, dopo l’intervento delle idrovore. Fa tutto parte di un quadro surrealista che merita una riflessione politica seria. Dopo il sindaco Orlando, che ha chiesto scusa ma ha sostenuto la tesi delle “responsabilità altrui”, tocca all’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Toto Cordaro, che era rimasto in silenzio  fino a oggi: “Non mi sono premurato di scrivere contro o a favore di qualcuno – esordisce Cordaro – sia per la drammaticità della vicenda umana, che per il ruolo istituzionale che ricopro”.

Orlando, però, ha ritenuto Musumeci “colpevole” – come e più di altri – per l’assenza di opere e progettazione. “Ho provato un grande rammarico per ciò che poteva essere fatto meglio – è la replica di Cordaro – e soprattutto ho cercato di analizzare, da uomo di governo, come la Regione targata Musumeci avrebbe potuto intervenire. E devo dire che non ho trovato niente da addebitare alla gestione di questo governo. Le opere strutturali e strategiche della città di Palermo hanno sempre avuto la priorità e non hanno mai accusato ritardi”.

Quali sono gli interventi di pertinenza della Regione che non sono ancora andati in porto?

“Due delle maggiori opere sono state finanziate con l’azione 5.1.1 del Fesr (il fondo europeo per lo sviluppo regionale, ndr) dal Dipartimento Ambiente. La prima per un importo di 3,54 milioni, è legata alla salvaguardia dagli allagamenti delle borgate di Partanna e Mondello; la seconda, da 11,8 milioni, riguarda interventi finalizzati alla mitigazione dei rischi d’allagamento nella zona sud-orientale di Palermo. Ma visto quello che è accaduto nel giorno del Festino, un’altra opera di assoluta importanza, finanziata dal Patto per il Sud, è lo scarico d’emergenza che confluisce nel cosiddetto Ferro di Cavallo. Grazie alla struttura contro il dissesto idrogeologico della Regione, siamo riusciti a portarla in gara da poco”.

Di chi sono i ritardi?

“Se ritardi ci sono stati, non sono certamente del governo Musumeci. E posso dimostrarlo documenti alla mano”.

Prego.

“Il finanziamento degli interventi legati all’azione 5.1.1 risale alla fine del 2019. Nel gennaio 2020 abbiamo avviato la definizione delle procedure con gli ammessi al bando. La prima convocazione per il Comune di Palermo è del 30 gennaio, ma per ben due volte ci è stato risposto che gli uffici non erano in grado di “definire le necessarie verifiche ed i conseguenti atti amministrativi circa la sottoscrizione dello schema di convenzione”. Dopo avergli intimato, anche in maniera perentoria, di adempiere, siamo riusciti ad avere un incontro il 9 giugno. Mentre le convenzioni per le due opere ci sono pervenute, rispettivamente, il 25 giugno e il 1° luglio. Con cinque mesi di ritardo”.

Orlando ha mentito sapendo di mentire?

“In effetti l’analisi fatta dal sindaco di Palermo fa riferimento a contrasti e ritardi dal 2013 in poi, che hanno riguardato il governo Renzi e quello di Crocetta. Ma quello di Musumeci è un governo delle istituzioni e non ha mai guardato al colore politico di un’Amministrazione per decidere se risolvere o meno i problemi. Che in giunta ci sia un assessore della Lega o uno che canta ‘Bella ciao’, per noi Palermo costituisce e costituirà un’assoluta priorità. Lo abbiamo dimostrato con i fatti: qui sorgerà la più grande opera costruita negli ultimi cinquant’anni, cioè il centro direzionale della Regione. Su questo, ma anche sulle opere contro il dissesto, sui canali di gronda e i canali fognari, sulla riqualificazione del fiume Oreto, siamo molto avanti”.

Il sindaco, però, ha promesso un esposto in Procura contro la Regione.

“La mia non è polemica, ma analisi. Vorrei dire ad Orlando di non perdere tempo con gli esposti. Non è necessario che chieda un’inchiesta, perché i delitti eventualmente configurabili – dal disastro colposo all’omissione colposa di cautele – sono tutti perseguibili d’ufficio. Una procura accorta come quella di Palermo non ha bisogno delle sue segnalazioni. Utilizzi il suo tempo per occuparsi di cose più utili e importanti”.

Ci sono responsabilità, invece, da parte della macchina della Protezione civile regionale? Perché non è scattata l’allerta?

“La protezione civile emette l’avviso sulla base delle previsioni meteo elaborate dal centro funzionale centrale del dipartimento nazionale. Per il 15 luglio, su Palermo, la protezione civile nazionale aveva previsto precipitazioni più intense da quelle isolate nel resto della Sicilia. Per questo la protezione civile regionale aveva diramato il livello d’allerta gialla con temporali, cui corrisponde una fase operativa di “attenzione”. Su Palermo sono piovuti 12 centimetri d’acqua, evento assai particolare e in qualche modo imprevedibile. Purtroppo non ha funzionato il sistema di smaltimento delle acque sulle strade e nei sottopassi della circonvallazione affidato prevalentemente a idrovore messe fuori uso dalle acque”.

Non si può fare proprio nulla, al netto dei grandi interventi strategici e strutturali, per mitigare gli effetti delle bombe d’acqua?

“Sarebbe bastato installare nei sottopassi i semafori d’allerta o gli sbarramenti automatici, in modo tale che appena l’acqua supera una determinata altezza ne viene impedito l’ingresso. Sono opere che esistono ovunque”.

Secondo molti detrattori, Orlando sta scontando in questi giorni le numerose negligenze del passato. Ma per il bene del territorio non sarebbe più utile mettere da parte le “minacce” e gli esposti, e tornare a collaborare?

“Il sindaco di Palermo sa che il governo Musumeci è stato sempre pronto ad ascoltare, ma anche a risolvere i problemi. Ad esempio, lunedì porteremo in giunta il finanziamento di 2,5 milioni a sostegno dei comuni costieri, concordato col sindaco Orlando, per la tutela delle spiagge libere in tempo di Covid. Si tratta, in buona sostanza, del rifinanziamento della legge regionale n.17 del ’98: affideremo i soldi alla Protezione civile perché possa distribuirli ai vari comuni costieri, proporzionalmente al numero degli abitanti e ai chilometri di spiaggia. Fermo restando che non è mai mancato il dialogo, dobbiamo riuscire a trasformare un’emergenza in opportunità. Questo dipende dai palermitani, che devono imparare ad amare un po’ di più la loro città, e dalle istituzioni, che devono sedersi attorno a un tavolo, come sempre è avvenuto dal nostro insediamento, per definire quanto in cantiere e per costruire un piano di tutela del territorio organico ed efficace per la città di Palermo. La Regione è pronta a finanziarlo”.

Dopo il nubifragio e gli allagamenti di mercoledì scorso, Musumeci ha contestato “speculazioni edilizie”. Per tutta risposta, il Movimento 5 Stelle lo ha accusato di schizofrenia, dato che all’Ars avete approvato l’art.18 del disegno di legge sul riordino dell’edilizia, che somiglia tanto a una sanatoria.

“Per gli schizofrenici è necessario lo psichiatra, eventualmente posso indicarne qualcuno buono ai colleghi… Se invece vogliamo fare una valutazione che non sia legata alla strumentalizzazione politica, ma si fermi ai fatti, io le dico che martedì, a 42 anni di distanza, porteremo in aula la riforma urbanistica, già esitata con voto unanime in commissione. Sull’abusivismo edilizio abbiamo lavorato e continueremo a farlo. Sull’articolo 18, però, è sorta una polemica priva di fondamento giuridico”.

L’articolo estende i benefici del condono 2003 e salva gli edifici ricadenti nelle aree sottoposte a vincolo di inedificabilità relativa (ambientali, culturali, paesaggistici…).

“I Cinque Stelle parlano di sanatoria, dimentichi del fatto che la sanatoria è un concetto giuridico che riguarda casi e situazioni di inedificabilità assoluta. L’articolo 18, invece, si occupa di vincoli relativi e di zone che prevedono già, nei fatti, la valutazione dell’autorità preposta al controllo – sia essa il Genio Civile, la soprintendenza o il corpo forestale – senza il cui parere favorevole non è possibile nessuna edificazione. Il nostro unico obiettivo è riaffermare la certezza del diritto”.

Perché ha parlato di Babele giuridica?

“Dal 2003, anno dell’ultimo condono nazionale, c’è stata una distonia fra le autorizzazioni rilasciate da alcuni sindaci e il successivo intervento dei magistrati; ma anche fra magistratura amministrativa e penale. Talvolta i giudici penali hanno emesso ordinanze di demolizione nel corso di un giudizio amministrativo pendente. Poi c’è anche la questione delle circolari: la n.2 del 2014, dell’assessore Lo Bello, stabiliva quello che noi vogliamo affermare per legge; sei mesi dopo, quella dell’assessore Sgarlata, la revocava; un’ulteriore circolare del 2015, emanata dall’ex assessore Croce, la ripristinava. Inoltre, poiché la circolare è una norma di rango inferiore, ciò ha acuito le difficoltà e l’iter interpretativo della corretta applicazione della normativa esistente. Invece serve la certezza del diritto”.

Su questo tema sembra che coi Cinque Stelle parliate due lingue diverse.

“La loro è strumentale. Noi vorremmo risolvere un problema per la Sicilia e loro fanno opposizione. E badi bene: la legge l’ho pensata io con i funzionari e dirigenti del Dipartimento Urbanistica, ma ha avuto il contributo di importanti docenti universitari e di tutti gli ordini professionali coinvolti”.

Perché, allora, era disposto a stralciare l’articolo in commissione?

“Su questo elemento va fatta un po’ di chiarezza. La presidente Savarino aveva proposto di stralciarlo e fare un disegno di legge autonomo. Io, poiché ho troppo rispetto del parlamento, spiegai che se la commissione avesse ritenuto corretto procedere in quel modo, il governo non si sarebbe messo di traverso. Così non è stato: la proposta di stralciare l’articolo è stata messa ai voti ed è stata respinta dalla stessa commissione”.

Il M5s era pronto a votare la legge, ma adesso non lo farà. A meno che non ci ripensiate. Teme un’imboscata?

“Non temo un’imboscata, perché sono sicuro della bontà dell’articolo, che da questo momento è patrimonio dell’aula, non mio”.

L’onorevole Trizzino, fra l’altro, sostiene che si tratti di una norma incostituzionale.

“Ci sono decine di sentenze del Cga che dicono il contrario: e cioè, che il percorso giuridico che stiamo attrezzando è legittimo. A fronte di un’unica sentenza della Corte Costituzionale che, dopo il 2003, forse perché era una legge targata Berlusconi, aveva detto il contrario”.

Secondo il ‘Sole 24 Ore’, il gradimento del presidente Musumeci è in risalita. Ha contribuito qualcos’altro, a parte il Covid?

“Molto altro. Certamente pesa l’ottima gestione dell’emergenza sanitaria. Ma vorrei fosse chiaro che il presidente della Regione, in questi due anni e mezzo, ha dimostrato di essere un uomo delle istituzioni serio, competente e affidabile. E il metodo che abbiamo dato al governo, cioè di comunicare le tantissime cose fatte dopo averle realizzate, eliminando la politica degli annunci, credo stia piacendo ai siciliani”.