Ragusa e Piana degli Albanesi hanno una cosa in comune: il “niet” di Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, a tre differenti gare d’appalto per la gestione degli Sprar, i centri di seconda accoglienza dei migranti dove, in teoria, si formalizza il processo d’integrazione dei richiedenti asilo. Ma cosa è successo in realtà? Che le tre gare avrebbero ricevuto una singola offerta – nonostante il mercato proliferi di associazioni o cooperative impegnate nel sociale – e che le stesse, ovviamente, siano risultate aggiudicatarie.

Le contestazioni mosse da Cantone, massimo rappresentante dell’anti-corruzione, si fondano principalmente su Piana degli Albanesi, piccolo comune del Palermitano. Ad aggiudicarsi la gara, per tre anni, è stata la cooperativa La Fenice di Palermo per 1,9 milioni di euro. Ma la cosa veramente strana è che l’avviso pubblico sia stato pubblicato sull’albo pretorio del Comune per una durata limitata (12 giorni, e fra l’altro è stato modificato in corso d’opera) e che l’offerta dell’operatore sia arrivata la mattina del 31 ottobre 2016, mentre l’aggiudicazione si è conclusa già nel pomeriggio.  Fra le contestazioni mosse da Anac la mancata indicazione dei membri della commissione che ha aggiudicato l’appalto. Cantone ha bocciato la procedura, inviando le carte alla Procura di Palermo e alla Corte dei Conti.

Due casi più o meno simili si sono verificati a Ragusa. Le gare, bandite rispettivamente dal comune ibleo (quando era sindaco il 5 Stelle Piccitto) e dal Libero Consorzio comunale (retto da un commissario) sono rispettivamente di 2,6 e 1,8 milioni di euro. L’impresa aggiudicatrice, in entrambi i casi, la fondazione San Giovanni Battista. Cantone si sforza – ma proprio non riesce a capire – perché a presentare l’offerta sia stato un unico operatore: che nel primo caso aveva già gestito il servizio e nel secondo era addirittura proprietario dell’immobile che doveva ospitare lo Sprar. Le carte, in questo caso, sono finite dritte al Ministero dell’Interno.

E’ come se qualcuno si fosse “divertito” a cucire gli appalto su misura, come fa un buon sarto nei confronti del cliente prediletto. E siccome Cantone è uno che non fa sconti – è rimasto una vita in prima fila a battagliare con la Camorra – state certi che non sarà tregua. Il magistrato napoletano, 54 anni, è a capo dell’Autorità Nazionale Anticorruzione dal 27 marzo 2014, su proposta dell’ex premier Matteo Renzi.