“I partiti stiano fuori dalla Rai” è un abito che rientra tra i grandi classici indossati dalla politica, sfoggiato dal partito di turno che dall’opposizione guarda il balletto delle nomine di chi detiene in quel momento il potere e non trova di meglio per contestarne le scelte che rispolverare il solito logoro smoking della necessaria e presunta imparzialità della televisione pubblica. Per un attimo fugace è sembrato che i Cinque Stelle avessero deciso di restituirgli smalto e brillantezza. Due lustri fa quando sbarcarono in Parlamento promettevano di rivoluzionare anche viale Mazzini, salvo poi acconciarsi come tutti all’occupazione una volta messo piede nella stanza dei bottoni. E “i partiti stiano fuori dalla Rai” è anche lo straordinario monito che il leader di quel Movimento ormai diventato esso stesso partito ha fatto risuonare non più dieci giorni fa intervistato dalla Stampa. Forse alla frase pronunciata da Giuseppe Conte mancava un “gli altri”, riferendosi a quelle formazioni politiche che sono rimaste o a bocca asciutta o che hanno visto ridimensionate di molto le proprie ambizioni. Continua su Huffington Post