Il quadro che emerge dal rapporto Svimez sul Meridione è quasi apocalittico. Secondo il direttore Luca Bianchi, che è stato anche assessore regionale all’Economia, nel 2018 mancano all’appello, come investimenti al Sud, 3,5 miliardi di euro, in base alla regola del 34 per cento della ripartizione delle somme in conto capitale per investimenti. Cresce inoltre il divario di cittadinanza con le regioni del Nord in termini di minori servizi, dagli asili nido al trasporto pubblico. Ma il quadro è addirittura più impietoso rispetto alle principali regioni d’Europa. Cala il Pil, con il Meridione che nel 2019 è in stagnazione registrando un meno 0,2 per cento (nel 2020 Bianchi ha annunciato una leggerissima ripresa). Ma il futuro non è roseo: secondo un calcolo della Svimez da qui al 2065 nel Meridione si perderà il 40 per cento della forza lavoro attiva, che in termini numerici significa 5 milioni di lavoratori in meno, con un conseguente crollo del Pil. Le aree interne hanno assistito alla dispersione di 225 mila abitanti, e il trend della fuga è in crescita: dal 2000 c’è un crollo dei residenti, mancando all’appello 2 milioni di abitanti. Dal 2015 la popolazione autoctona del Sud è diminuita di 642.000 unità, mentre al Nord è cresciuta di 85.000.