L’aggressione ai medici di Villa Sofia da parte dei parenti di un 60enne che pretendevano di velocizzare l’esame del proprio congiunto, colpito da presunto ictus, ha sollevato il problema sicurezza all’interno degli ospedali siciliani. Si tratta del settimo caso di violenza negli ultimi mesi all’interno di nosocomi di Palermo. Fra presidi delle forze dell’ordine ormai cancellati, e telecamere inesistenti, anche l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, è finito sul banco degli imputati: “L’azienda palermitana si è dotata di una videosorveglianza con guardie giurate di giorno e di notte – ha replicato Razza – ma il gruppo di delinquenti si è infilato laddove non sarebbe mai dovuto entrare. Ho chiesto di ricostruire le modalità con cui è riuscito ad arrivare al secondo piano interrato e cercherò di capirne di più. Anche accertando se vi sia stata una sottovalutazione da parte dell’agente di controllo. Ma la reazione più sincera che mi viene in mente è prendere il suo grazioso congiunto, che poi è stato sottoposto regolarmente alla risonanza, e addebitargli tutti i danni fatti da quelle bestie dei suoi familiari”. Che hanno fracassato le due vetrate della sala della risonanza magnetica, tentando di sfondarla con una barella.