Dopo l’assoluzione in primo grado del Tribunale monocratico di Catania “perché il fatto non sussiste”, Raffaele Lombardo e il figlio Toti sono stati condannati a un anno di reclusione dalla prima Corte d’Appello. Il campo d’imputazione è reato elettorale. Secondo l’accusa i Lombardo avrebbero promesso due posti di lavoro in cambio di voti a Toti, che nel 2012 è stato eletto con 9.633 preferenze alla Regione, nella lista del Mpa. A dare il via alle indagini erano state le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Caustico il commento di Lombardo alla sentenza di ieri: “Nei prossimi giorni – ha aggiunto Lombardo – indirò una conferenza stampa per spiegare il mio particolare voto di scambio. Il tempo di recuperare gli atti che avevo cestinato, illudendomi che non mi sarebbero più serviti”. La stessa pena di Lombardo padre e figlio è stata comminata agli altri imputati: due di questi, Angelo Marina e Giuseppe Giuffrida sarebbero stati i beneficiari del “favore”. A un terzo, Ernesto Privitera, sarebbero state assicurate al telefono (ma ci sono anche delle intercettazioni ambientali) le due assunzioni in una ditta incaricata della raccolta dei rifiuti: “Ricorrerò in Cassazione contro un vero e proprio misfatto. Ho sempre fiducia nella giustizia devo capire se a Catania posso continuare a difendermi in un processo” ha concluso Lombardo nella sua dichiarazione post-sentenza.