La Corte Costituzionale, con la sentenza numero 16 dell’11 febbraio, ha dichiarato illegittima la legge regionale n.13/2019 in materia di appalti (approvata sotto forma di “collegato” alla Finanziaria di due anni fa e salutata con soddisfazione da Musumeci e dall’assessore Falcone). Sotto la lente d’ingrandimento due norme, già impugnate dal Consiglio dei Ministri: i primi due commi dell’articolo 4, che normavano il processo di aggiudicazione dei lavori pubblici in Sicilia, e l’articolo 13, che prorogava i contratti di affidamento dei servizi di trasporto pubblico locale. Secondo il governo, anche per le Regioni a statuto speciale vige la competenza esclusiva statale, con impossibilità delle singole autonomie regionali, in questo caso la Sicilia, di prevedere delle regole diverse in materia di procedura di gara e criteri di aggiudicazione. Una tesi accolta dalla Consulta che ha ritenuto la riforma eccedente la “competenza esclusiva statale la materia della tutela della concorrenza”.

I due commi dell’articolo 4 incriminati

“Mi auguro che colui che dai banchi del governo regionale ha gettato nel caos la Sicilia creando un grave danno alle imprese ed al funzionamento della pubblica amministrazione, rassegni le dimissioni”, ha commentato il deputato regionale del Pd, Antonello Cracolici. A fargli eco il segretario dem, Anthony Barbagallo: “La pronuncia della Corte costituzionale sugli appalti non ci sorprende per nulla. La solita leggina in salsa siciliana è stata bocciata nettamente dal giudice. E’ l’ennesimo flop del governo Musumeci che, senza scrupoli, pensava di lucrare il voto di qualche piccolo imprenditore edile. Insomma un governo che anziché risolvere i problemi – prosegue Barbagallo – genera confusione, contenziosi e risarcimenti del danno. Mandando letteralmente in tilt il sistema, le stazioni appaltanti, i comuni e le imprese. Il PD ha votato contro in commissione ed in Aula all’Ars, lamentando l’evidente illegittimità della norma. Musumeci, giunto al 4° anno di legislatura, dovrebbe concentrarsi di più per governare la Sicilia, ascoltando anche i suggerimenti che provengono dall’opposizione, anziché pensare solo agli annunci e alle conferenze stampa che ricordano tanto passerelle d’altri tempi”.

Negativo anche il giudizio di Luca Sammartino, di Italia Viva: Questa bocciatura certifica l’arroganza e la presunzione con cui è stata fatta questa riforma, da noi sempre contestata. Si è recato un grave danno all’economia siciliana, alle imprese e alla pubblica amministrazione. Chi ha scritto questa riforma si deve dimettere immediatamente”.