La storia è ciclica e la pandemia lo dimostra. Esaurito il tour de force sulle chiusure di Natale e le visite ai parenti, l’attenzione si sposta nuovamente sulle scuole. Il 7 gennaio, a meno di passi indietro che non sono esclusi, riaprono gli istituti in tutta Italia. Si riparte dal 50% in presenza. Almeno questa è l’idea di Giuseppe Conte, che sostiene la linea del ministro Azzolina. Ma non tutti sono convinti, anzi… Fra i più cauti c’è anche l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, che frena sulle riaperture. “Non tanto per motivi ideologici, ma per oggettive ragion di opportunità dato che i nostri ragazzi, lontani dalle scuole da tempo, devono poter riprendere in assoluta sicurezza”. Razza concorda con il collega laziale Alessandro D’Amato, che ha lanciato un appello al governo centrale a “riflettere bene sulla riapertura delle scuole il 7 gennaio, sarebbe estremamente imprudente in questa fase dell’epidemia riaprirle”. Le Regioni vogliono andarci coi piedi di piombo, ma la socialità per i ragazzi non è questione di lana caprina. Conta molto anche per i processi educativi. In Sicilia, comunque, la ripartenza è fissata per venerdì 8.