Questa macchina è ciò che rimane della vita terrena di Roberto Andolina, nato a Palermo il 21 agosto 1972 e morto domenica o lunedì sotto la stella cattiva che l’ha accompagnato, per chi ci crede, per tutta la vita. Dentro questa vecchia Seicento rossa Roberto ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, il sedile steso e una coperta di lana quando d’inverno il freddo si faceva sentire.

È buffo, se ci pensate, che se ne sia andato proprio quando il mondo si era accorto di lui, lui silenzioso e invisibile che d’improvviso aveva attirato, come calamita inconsapevole, l’empatia di quella Palermo bella e solidale nelle parole e nei fatti. È buffo e beffardo che se ne sia andato proprio quando aveva trovato un lavoro – faceva il fattorino in un bar – e una casa, come se il suo destino avesse deciso di ribellarsi a quegli spiragli di ritrovata speranza e serenità. La cattiva stella.

Domenica a pranzo gli amici del quartiere l’avevano portato a mangiare in una trattoria a Ballarò, poi non l’hanno più visto. La morte è arrivata fra domenica sera e lunedì. È stata la sorella Teresa a dare l’allarme. Roberto non rispondeva al telefono. L’hanno trovato sul letto seduto, addosso aveva solo un paio di pantaloncini. Dentro al generico arresto cardiocircolatorio di cui parla il referto potrebbe esserci una flebite mal (e mai) curata. Negli ultimi giorni Roberto zoppicava, aveva una gamba gonfia ma di andare in ospedale non se ne parlava, come se avesse deciso di spegnersi lentamente, come se a un certo punto avesse deciso di consegnarsi al suo destino disgraziato.

Adesso Roberto è in una cassa al deposito del cimitero dei Rotoli. Del funerale si sta facendo carico questo quartiere difficile che mai come adesso mi sembra casa, alcuni parenti, gli amici che domenica mangiavano e bevevano assieme a lui in trattoria e che ieri, seduti sui gradini di una palazzina malmessa in via Piave, a due passi dall’università e dallo stradone che dall’autostrada conduce in corso Tukory, parlavano di lui e della cattiva stella che lo ha accompagnato dal 21 agosto 1972 a domenica scorsa, o forse quando si è seduto per l’ultima volta sul letto con addosso i pantaloncini era lunedì