L’orizzonte del governo regionale è molto cupo. Il capitolo Finanziaria sembrava chiuso con l’approvazione della Legge di Stabilità dello scorso maggio, ma lo strumento approvato dall’Ars vive (altri) giorni difficili. Come rivelato da Repubblica, infatti, il ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta, ha trasmesso alla presidenza del Consiglio una relazione di trenta pagine che esprime perplessità sull’impianto di 21 articoli che fanno parte della Legge, proponendo un’impugnativa per sette di essi.

Fra questi l’osannata stabilizzazione degli Asunorma salutata con cori entusiastici nei due rami del parlamento regionale – rivolta a circa 4.500 precari storici, a vantaggio dei quali sono stati “stornati” dieci milioni alla dotazione finanziaria dei Comuni. Ma sono finite sotto i riflettori anche altre norme: quella sulla buonuscita dei regionali, sulla retribuzione dei dipendenti della centrale unica di committenza, sui contributi aggiuntivi per i sindacalisti della Regione, sul sostegno ai Comuni in dissesto e sull’agenzia unica per i pagamenti dei finanziamenti in Agricoltura. Ma c’è anche un altro articolo sub-judice, che prevede un accantonamento da 1,4 miliardi in previsione di un contributo dello Stato come forma di compensazione per le mancate entrate derivanti dal Covid. Una decisione che secondo Mazzotta “risulta priva di idoneo presupposto giuridico”, anche perché “non si è a conoscenza di alcuna determinazione congiunta con lo Stato”. Una cambiale lasciata in bianco.

Insomma l’architettura di questa Legge di Stabilità (lacrime e sangue) rischia di essere fatta a pezzi da Palazzo Chigi. Si tratta per lo più di norme di carattere finanziario, per cui occorre una copertura certa (o talvolta, come nel caso degli Asu, sconfinano dalle competenze regionali). In attesa di entrare nei dettagli delle motivazioni – qualora il governo centrale provveda ufficialmente all’impugnativa – tornano alla mente quei giorni disperati, in cui l’assessore all’Economia Gaetano Armao, sacrificando la pratica dei ristori (non c’era un euro in cassa), e pur non avendo un responso certo dalla Corte dei Conti sul rendiconto 2019, decise di andare avanti per la sua strada. In termini normativi era legittimo, in termini pratici fortemente sconsigliato.

Questo vuol dire che la Finanziaria è basata sui saldi di tre anni fa, che in sede di parifica – prevista per il 18 giugno – potrebbero rilevarsi poco veritieri. A marzo vennero evidenziati più volte dall’opposizione, ma anche dai sindacati, i rischi corsi dal governo procedendo con l’approvazione del Bilancio: in primis, quello di ritrovarsi con un nuovo disavanzo (si ipotizzava fino a 120 milioni,) che, in assenza di coperture, avrebbe costretto gli uffici a rivoluzionare i capitoli di spesa, adoperando tagli su tagli (da certificare in sede di assestamento: potrebbero pesare gravemente sui servizi ai disabili e sui Comuni). Non siamo ancora a quel punto per il semplice fatto che la magistratura contabile si è incagliata. I ritardi non sono mai un buon segnale. Così come le punture provenienti da Roma, dove qualunque governo – di qualsiasi colore – trova sempre un motivo per darci addosso. Ed evidenziare con la matita blu la gestione contabile di una Regione che resta con l’acqua alla gola.

In tutto questo, l’assessore all’Economia si ingegna coi webinar sul tema dell’insularità, scrive editoriali per la stampa, propone interventi normativi (astratti) a favore dei Comuni, va in visita a parlamentari nazionali (è stato a Bologna con la Bernini), e si ritrae piacione sui social – come un Ferragnez qualunque – assieme ai professori della sua infanzia. Ora, per fortuna, sembra essersi interessato alla vicenda: dopo aver visto la ministra Gelmini, giovedì prossimo sarà a rapporto con il viceministro all’Economia, Alessandra Sartore, nel tentativo di ricucire il pasticcio. “Una Finanziaria scritta sulla sabbia che mette a rischio fondi per scuole, comuni e liberi consorzi, traporti, sport, ecc. Intanto le aziende aspettano ancora i ristori promessi da Musumeci”, si lamenta Giuseppe Lupo, segretario del Pd.

Asu: i sindacati pronti alla protesta

“Sulla stabilizzazione degli Asu serve chiarezza: per questo, dopo i rilievi del Mef, chiediamo l’immediata convocazione del tavolo tecnico permanente regionale alla presenza dell’assessore Antonio Scavone”. Lo dicono Clara Crocé e Gianluca Cannella del Csa-Cisal. “È necessario inoltre – continuano Crocé e Cannella – concertare le controdeduzioni che il governo regionale dovrà presentare per chiarire ulteriormente le possibilità previste dall’articolo 36 della Finanziaria regionale. Un dovere morale nei confronti dei 4.500 lavoratori Asu e delle loro famiglie che aspettano finalmente un percorso definito e concreto, non si può continuare a giocare sulla loro pelle. Scavone aveva assicurato che sarebbe andato a Roma per difendere la norma, vorremmo sapere se ciò è avvenuto e con quali risultati. Siamo pronti alla mobilitazione generale e a proteste clamorose per arrivare a una soluzione”.