L’irrefrenabile desiderio di cercare lavoro agli altri, alla Regione siciliana, presto si tradurrà – esso stesso – in nuova opportunità di lavoro. A giorni, infatti, gli uffici dell’assessore Scavone pubblicheranno il bando per l’assunzione di mille nuovi funzionari nei Centri per l’Impiego di tutta l’Isola, ossia gli ex uffici di collocamento che hanno il compito di reinserire i disoccupati nel mercato del lavoro (che langue). Pare una grossa contraddizione, soprattutto di questi tempi, ma è un percorso annunciato un paio di anni fa, che oggi finalmente trova attuazione. I Centri per l’Impiego sono lo strumento che l’ex Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, avrebbe voluto potenziare, prevedendo, sin dagli albori del governo gialloverde, lo stanziamento di un miliardo. La riforma s’è annacquata, anche se ai Cpi è stato concesso non di rado l’onore della ribalta, dato che ci lavorano i navigator: figura quasi mitologica che, grazie a un provvedimento parlamentare, è stata prorogata sino a fine anno.

Altri ‘precari’ che avrebbero dovuto trovare un’occupazione ai percettori del reddito di cittadinanza, incrociando domanda e offerta di lavoro su una piattaforma che il capo di Anpal, Mimmo Parisi (fresco di licenziamento), non è mai riuscito a procurargli. Ecco: proprio i navigator, nel concorso che verrà indetto dalla Regione per il prossimo settembre, e comunque prima del prossimo turno elettorale (per scoraggiare i mal pensanti?) potrebbero ritrovarsi in lizza per una scrivania. E continuare a svolgere, magari in modo diverso, la mansione di cui già si occupano dal settembre 2019, quando, dopo aver superato il concorsone romano di Anpal, sono stati smistati nei vari uffici. Talvolta accolti con diffidenza, dato il livello di preparazione (certamente più alto dei colleghi). Ma la questione che rischia di diventare dirimente, e al contempo paradossale, è la platea cui si rivolgono questi volenterosi: il reddito di cittadinanza, in Sicilia, ha tolto le castagne dal fuoco a numerose famiglie, contribuendo a superare con fatica un periodo difficile come la pandemia. Ma c’è una buona fetta dei 2,8 milioni di percettori del sussidio, che ha deciso volontariamente di non cercarsi un impiego e beneficiare, finché può, dell’aiuto di Stato. Magari svolgendo in nero qualche lavoretto o, come nel caso dei picciotti di mafia (ahi, quanti ne sono stati intercettati), schermando la loro attività reale con l’assegno mensile versato dall’Inps sulla card gialla.

Finché non verrà trovato un punto di caduta, attorno a questo ‘aiutone’ sarà difficile costruire qualcosa di buono. E comunque, i Centri per l’impiego, hanno vissuto anche prima del reddito di cittadinanza, e continueranno a vivere anche dopo, motivo per cui bisogna fare il possibile per renderli efficienti. Da qui l’idea di Scavone, che nel nuovo bando inserirà la necessità di completare una preselezione per titoli, allo scopo di scremare gli aspiranti; e poi, per la fine dell’anno, procedere con la selezione vera e propria, grazie a 70 quiz a risposta multipla. Soltanto chi avrà raggiunto lo ‘sbarramento’ potrà accedere all’orale ed essere assunto. O quanto meno, finire in graduatoria (in prima istanza, ne verranno selezionati 1.024). Il classico meccanismo dei concorsi che, per la verità, la Regione siciliana non conosce da tempo. Da vent’anni non se ne organizza uno, e solo l’Assemblea – altro palazzo, altra entità – ha spezzato questa monotonia, di recente, con due selezioni rivolte ai collaboratori e agli assistenti parlamentari.

Si reclama spazio per i giovani, ma lo stop alle assunzioni, certificato dal recente accordo Stato-Regione, ha aperto una voragine nella credibilità (e nelle capacità) della pubblica amministrazione siciliana. L’assessore al ramo, Marco Zambuto, sta negoziando una modifica del ‘patto’ con il ministro Brunetta e col governo nazionale, allo scopo di rimuovere il blocco che per il momento ha stoppato pure le procedure per i dirigenti. Nel frattempo ci si arrovella per trovare delle fessure normative. Lo ha fatto l’Irfis, la banca della Regione, che nell’aprile scorso ha pubblicato le graduatorie definitive di un concorso bandito nel 2020, utile a intercettare 12 figure in ambito economico e finanziario, amministrativo e giuridico, organizzazione e risorse umane. Scardinando, così, un blocco che ha interessato tutte le partecipate di palazzo d’Orleans, che assistono inermi al prosciugarsi dei rispettivi organici. Mentre nell’ultima Legge Finanziaria, il parlamento regionale ha “autorizzato” l’assunzione di 300 neolaureati in materie giuridiche, tecnico-ambientali o economiche, per rinfoltire la burocrazia e favorire, così, l’utilizzo dei fondi europei. I neoassunti potranno essere impegnati nei Comuni che hanno carenze d’organico. Il costo previsto è di 27 milioni l’anno. Un altro concorso, bandito da Roma per far fronte alla sfida del Recovery, riguarda l’assunzione di 2.800 tecnici per le regioni del Mezzogiorno, Sicilia compresa. Si sono presentati 80 mila candidati, di cui un quarto nell’Isola. A breve la pubblicazione della graduatoria, mentre la prima prova scritta si terrà la seconda settimana di giugno.

Gocce nell’oceano, comunque. Un’altra riforma azzoppata dall’impugnativa di Palazzo Chigi, invece, è quella che avrebbe autorizzato lo svolgimento di un concorso per gli agenti del Corpo Forestale. Cioè le figure che si occupano, fra le altre cose, di polizia giudiziaria, tutela del territorio, frodi alimentari, abusivismo edilizio, inquinamento e reati ambientali, pascoli abusivi, bracconaggio e, dulcis in fundo, delle operazioni di spegnimento degli incendi. Anche in questo caso l’Ars, con specifico provvedimento di legge, aveva autorizzato lo svolgimento di una prova per 180 posti, in modo da sopperire a un organico sottodimensionato. Ma il Consiglio dei Ministri ha ravvisato qualche perplessità sulla dotazione finanziaria, presentando ricorso. La Regione ha scelto di resistere di fronte alla Consulta. “Ultimo colpo di coda di un governo nazionale che non ha mai amato la Sicilia – aveva commentato, a febbraio, l’assessore al Territorio Toto Cordaro, in riferimento al Conte-due –. Le leggi sono assolutamente cristalline. Resisteremo. I concorsi partiranno intanto per i primi 46”.

Oltre ai concorsi, però, c’è di più. E sempre in ambito Forestale – stavolta con riferimento agli operai stagionali – è in programma una promozione di massa che permetterà di portare tutti i ‘precari storici’ (se ne contano 17 mila) a 180 giornate. Con guadagni, ovviamente, superiori. Nel processo di riforma approntato dall’assessore all’Agricoltura, Toni Scilla, la Regione proverà a incentivare i pensionamenti, per liberare risorse che faranno fronte all’inevitabile aumento dei costi. Restano le perplessità dei sindacati, che aspettano di vedere le carte. In contemporanea, all’Ars, è stato depositato un disegno di legge – bipartisan – che prevede il superamento del precariato, facendo ricorso anche a fondi comunitari: il primo firmatario è il deputato di Fratelli d’Italia, Gaetano Galvagno. Le stabilizzazioni – perché di questo si tratta – arriveranno seguendo un ordine anagrafico a partire dagli elenchi dei lavoratori che hanno già avuto rapporti con le ex Aziende forestali demaniali. E da rimpinguare attingendo di volta in volta dagli elenchi degli operai agricoli.

Una serie di manovre che, da un lato, intendono ovviare a situazioni incresciose che la stessa politica – negli anni – ha determinato; dall’altro, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, potrebbero garantire un chiaro ritorno in termini di voti. “Ma ci sono elezioni imminenti?”, ha commentato qualcuno sui social. I concorsi e le promozioni su larga scala, come accadrà per i funzionari dei Centri per l’impiego e per i Forestali (se le proposte dovessero concretizzarsi), sono foriere di consenso. Così come lo sarà, senz’altro, la stabilizzazione dei 4.700 precari Asu, che l’Assemblea regionale ha mandato in porto, dopo vent’anni, con l’ultima Legge di Stabilità: oltre ai 37 milioni già stanziati per il pagamento del sussidio, il governo Musumeci ha aggiunto 10 milioni di euro per il 2021 e ha stanziato complessivamente 54 milioni per il 2022 e il 2023 necessari a coprire anche il fabbisogno finanziario relativo agli oneri sociali. “La Regione copre il costo complessivo per la stabilizzazione – ha detto Scavone -. L’art. 36 della stessa legge prevede, inoltre, altri benefici come la fuoriuscita volontaria dal bacino e l’accompagnamento alla pensione per gli aventi diritto”. Il do ut des: un classico siciliano.