Il Turismo, con la “t” maiuscola, è una questione più complessa di qualche post sui social per vantarsi dell’aumento delle presenze rispetto all’era pre-Covid. O dei milioni spesi in ingenti campagne di comunicazione il cui effetto sull’incremento dei flussi non è comprovato da alcuno studio specifico. Provate a chiedere gli albergatori del Ragusano: dopo aver organizzato nel dettaglio la prossima estate, in termini di accoglienza e servizi, il taglio di Ryanair ai collegamenti con l’aeroporto di Comiso impone di rivedere la strategia, ovviamente al ribasso.

Il sistema dei trasporti rientra a pieno titolo nell’agenda dei governi, anche se – come avviene pressappoco con la monnezza – la politica quasi mai riesce a garantire un cambio di passo. Ci prova, come nel caso delle rivendicazioni dettate dalla condizione d’insularità che affligge la Sicilia, ma il potere d’intervento si limita ad alcune comparsate sui giornali, e poco più. Nemmeno all’ottenimento della continuità territoriale per i residenti, come sarebbe logico attendersi (e come ci insegna la Sardegna). Per portare a casa un piatto di lenticchie rispetto allo stradominio delle compagnie aeree, Renato Schifani ha dovuto intentare una causa all’Antitrust per denunciare un cartello tra Ita e Ryanair, che avrebbe fatto schizzare alle stelle i prezzi dei voli aerei. Specie sotto le Feste. Ma l’unico risultato fin qui raggiunto è l’accordo con una terza compagnia che garantirà alcuni collegamenti supplementari con le città più battute. Con partenze da Catania, Palermo e Trapani.

Uno strano scherzo del destino vuole che rimanga fuori sempre e solo Comiso, che peraltro non ha – non più – la possibilità di autodeterminarsi nelle trattative con eventuali vettori interessati a usufruire del suo aeroporto. L’ex società di gestione dello scalo ‘Pio La Torre’, infatti, è stata assorbita dalla Sac, che gestisce Fontanarossa. Ed è proprio la Sac ad aver innescato la guerra dei due mondi con Ryanair, che ha provocato un moto d’ira (ingiustificabile) da parte della società irlandese. Il primo risultato, ma potrebbero giungerne altri, è aver escluso Comiso dal network della compagnia. Così facendo, si è scelto deliberatamente di “isolare” un territorio che già non gode di grandi collegamenti col resto dell’Isola, figurarsi del Paese.

Fino a poche settimane fa Schifani aveva deciso di puntare forte su Comiso, avviando l’iter per la progettazione esecutiva di un’area cargo e promettendo un’interlocuzione col Ministero delle Infrastrutture per il ripristino della continuità territoriale, tramontata con l’addio di Alitalia e ritenuto “obsoleto” da Ryanair. Dopo lo schiaffo allo scalo ibleo e un evidente imbarazzo, il presidente della Regione non ha potuto tirarsi indietro: “Dispiace constatare come incomprensioni tra Sac e Ryanair abbiano portato alla revoca degli accordi – ha detto venerdì sera in una nota condivisa con l’assessore Aricò -. Lo scalo è un importante volano economico del comprensorio e il dipartimento regionale Infrastrutture e Trasporti emetterà in tempi brevissimi un bando per assicurare all’aeroporto di Comiso la continuità territoriale”.

Oggi, invece, ha annunciato un cambio di vettore in corsa: “Dal prossimo 15 maggio Aeroitalia subentrerà a Ryanair per i collegamenti aerei da e per l’aeroporto di Comiso”, ha detto Schifani dopo averne parlato con Gaetano Intrieri, ceo di Aeroitalia. Le tratte aeree saranno Comiso-Bergamo, Comiso-Roma Fiumicino e Comiso-Forlì. Da lunedì i voli saranno aperti alla vendita. E’ l’ultimo atto di una “guerra” che forse non conviene a nessuno. Il signor O’Leary, Ceo di Ryanair, ha salvato da solo un altro aeroporto, quello di Trapani, da un fallimento che avrebbe avuto del clamoroso. Al “Vincenzo Florio”, peraltro, opera Airgest, di cui la Regione è socia al 99,93% (pur fra mille difficoltà sotto il profilo finanziario e continue ricapitalizzazioni).

A Birgi, durante la conferenza stampa di ieri mattina, Ryanair ha rivendicato i propri successi: il superamento del milione di passeggeri annui, un operativo da 24 rotte (di cui un paio, Napoli e Porto, di nuova istituzione), 750 posti di lavoro garantiti, eccetera eccetera. Come fai a non riconoscere il valore aggiunto di un simile investimento? Come fai a sparare a zero su una compagnia che, di fatto, è linfa vitale per i tuoi aeroporti minori (fino a ieri del lotto faceva parte anche Comiso) che altrimenti avrebbero chiuso da tempo i battenti? E’ una domanda a cui è più semplice sottrarsi che rispondere. Peraltro anche l’arma del caro voli, divenuta decisiva per la narrazione schifaniana, è stata spernacchiata dal numero 2 di Ryanair, Eddy Wilson: “È una polemica priva di basi, una favola – ha detto il “boss” irlandese -. Ryanair ha basato il suo successo, 180 milioni di passeggeri in Europa, con una politica di prezzi bassi. Queste accuse sono senza fondamento, è normale che ci siano periodi dell’anno più costosi, ma questo dipende dall’offerta: se aumenti la capacità dei voli i prezzi scendono”.

La Sicilia paga a caro prezzo la strategia dei campanili. L’assenza di una governance unitaria – un’unica società di gestione – che possa far valere le ragioni di ogni territorio, nessuno escluso. Schifani s’era anche pronunciato a favore della privatizzazione dell’aeroporto di Catania (un iter interrotto per le note vicende legate alla riorganizzazione delle Camere di Commercio: quella del Sud-Est è parte in causa della Sac), così come della “costruzione della rete aeroportuale Palermo-Trapani-Lampedusa”, che però ha fatto storcere il naso ad alcuni protagonisti, come il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, che non ha alcuna voglia di accollarsi i debiti di Airgest. Insomma, la situazione rimane fluida, anche se lo scenario non muta quasi mai. In questo contesto s’inseriscono le bizze di una compagnia aerea che dall’oggi al domani decide di lasciare a piedi chi aveva già prenotato un biglietto aereo, ma soprattutto debilita il tessuto economico di un pezzo di Sicilia che cercava di costruire le proprie fortune anche sugli arrivi dalle altre parti d’Italia (e d’Europa).

Sulla scia della polemica s’innesca la linea intervista di Stefania Campo, deputata del Movimento 5 Stelle, che chiede a Schifani di “entrare nel merito della questione tra Sac e Ryanair. Da parte nostra – ricorda la deputata iblea – le soluzioni le avevamo date. Abbiamo spinto per una rete aeroportuale unica per alzare il potere contrattuale con un disegno di legge che abbiamo presentato sia nella passata legislatura che in questa, e non capiamo perché non sia mai stato calendarizzato in commissione data l’urgenza di intervenire. Abbiamo più volte ribadito che anche una compagnia locale poteva scardinare il principio di monopolio e abbassare i prezzi. E invece in queste settimane abbiamo assistito a riunioni a porte chiuse, come quando lo stesso Schifani è arrivato a Comiso e ha incontrato solo gli esponenti della sua area per parlare di cargo. Noi restiamo convinti che prima di tutto si debba parlare di passeggeri”.

Il deputato del Pd Nello Dipasquale, invece, ha chiesto un’audizione urgente in commissione per affrontare il problema: “Occorre rafforzare l’aeroporto di Comiso e non depotenziarlo per perseguire altre logiche – ha spiegato l’ex sindaco di Ragusa -. Il governo regionale e la società di gestione vengano all’Ars per riferire sull’accaduto e per correre ai ripari. Si rischia di compiere un gravissimo danno agli operatori del settore e a tutto il territorio”. Dalla maggioranza solo silenzio. Da Schifani pure. Al campanilismo territoriale s’è aggiunto quello politico, ma a farne le spese sono sempre i soliti. Quelli che poi votano.