La giornata siciliana di Matteo Salvini è cominciata alla Stele di Capaci, sulla A29, dove ha ricordato i caduti nell’attentato di Cosa Nostra del 23 maggio ’92, fra cui il giudice Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo. E’ proseguito a Santa Flavia e Bagheria, dove si è soffermato coi giornalisti e fatto chiarezza sui rapporti con Musumeci (elogiato per la gestione del Covid), e poi dritto a Cefalù, dove si è prestato ai selfie dei fan adoranti (ma non sono mancati gli insulti). L’ex Ministro si è concesso qualche minuto da “turista” all’interno del Duomo, e ha appreso l’arte del cannolo da un pasticciere locale. Poi via in auto sul fronte messinese, per due appuntamenti elettorali a Milazzo e Barcellona Pozzo di Gotto. Assieme al carismatico leader della Lega, lo stato maggiore del partito: dal segretario regionale Stefano Candiani all’assessore regionale ai Beni culturali, Alberto Samonà, passando per il deputato nazionale Matteo Salvini e il neo coordinatore dei gruppi di lavoro del Carroccio nell’Isola, Igor Gelarda.

Il leader della Lega, nel corso dell’incontro con la stampa, non è parso turbato per le ultime polemiche suscitate dalle simpatie “nere” di Samonà. “Ai poemi di Samonà preferisco quelli di Leopardi, sono gusti… – ha detto Salvini, scherzando, in conferenza a Villa Ramacca – Non li ho letti e non penso che mai li leggerò, con tutto il rispetto. Nazismo e comunismo sono la stessa feccia, sepolti dalla polvere, dal discredito e dall’infamia dei libri di Stato”. Il “capitano” si è anche soffermato sul rapporto con Cateno De Luca, che molti indicano come futuro candidato alla presidenza della Regione: “Durante la chiusura per il Coronavirus, ho più volte messaggiato con De Luca perché ne ho condiviso alcune riflessioni e gli ho portato la mia solidarietà per gli attacchi personali che ha ricevuto. Ma è ancora presto per parlare di Regionali”. Sul mancato incontro con Musumeci, invece, nessun giallo: “In dodici ore faccio quello che di norma si farebbe in tre giorni – si è smarcato il leader della Lega -. Con Musumeci messaggiamo frequentemente, c’è una buona condivisione dell’operato amministrativo e su quello che ha fatto la Regione siciliana per i siciliani durante la chiusura. Non credo lo abbiano fatto molte altre regioni. Di questo ringrazio anche il presidente della Regione, oltre agli uomini e le donne della Lega”.

Anche Samonà è tornato sull’argomento che lo riguarda da vicino: “L’Alberto Samonà di venti o trent’anni fa non è quello di oggi. Quel discorso è stato decontestualizzato. Il nazismo è stato un orrore della storia, si spera irripetibile, come il comunismo e il leninismo. Se la comunità ebraica è irritata, o qualcuno si è sentito offeso, non ho problemi a chiedere scusa. Andare a rivangare questioni giovanili ha un senso, lo accetto, ma oggi dobbiamo parlare dei problemi reali e della capacità di trasparenza della pubblica amministrazione, che è il miglior modo per contrastare le infiltrazioni criminali. I siciliani all’estero vengono etichettati ancora come mafiosi. Non è possibile, perché abbiamo pagato a caro prezzo la  lotta alla mafia. Delle Chiaie? Gli anni ’70 sono una ferita che l’Italia si porta addosso, ma la persona è morta, per cui non mi pare una domanda pertinente”.

Il tema del giorno, però, è la permanenza nel gruppo del Carroccio all’Ars di Marianna Caronia, che è stata la prima a sferrare l’attacco contro Samonà dopo l’articolo pubblicato ieri sul “Fatto”. Il segretario regionale Candiani, però, ha escluso l’espulsione: “Fa parte del gruppo regionale. L’iniziativa che ha preso ieri, se fosse stata concordata con il gruppo, avrebbe potuto essere incanalata nella maniera più corretta. Solo il gioco di squadra porta a grandi risultati”. La deputata palermitana oggi non si è fatta vedere, ma in serata ha consegnato un messaggio agli organi di stampa: “Ieri ho chiesto a Matteo Salvini di dare dei chiarimenti su un tema che ritengo di prioritaria importanza e che esula da qualsiasi argomento della quotidianità politica e istituzionale. Oggi mi è giunta la richiesta di incontrare lo stesso Salvini nei prossimi giorni insieme al segretario regionale Candiani, motivo per il quale non posso che sospendere ogni ulteriore decisione ed iniziativa fino a quanto tale incontro non avrà avuto luogo”.

Fino all’uscita della Caronia, l’inno alle Schutzstaffel di Samonà era rimasto confinato a qualche pagina grillina su Facebook. Poi è debordato, ed è stato per tutti i leghisti un grosso motivo d’imbarazzo. La deputata palermitana ha una storia particolare e un’attrazione sempre più dimessa nei confronti del Carroccio. Già da qualche settimana si parla di un avvicinamento ai centristi e l’ultimo tentativo di conciliazione con la Lega – la proposta di nominare Gianni Puglisi, rettore della Kore, ai Beni culturali – non era stato accolto dallo stato maggiore. L’intervento a gamba tesa sul “compagno” Samonà, pertanto, getta un fascio d’ombra sul futuro della deputata, eletta con Forza Italia e poi passata al Misto, prima di scegliere Salvini. Il suo gesto, più che impulsivo, molti lo ritengono ad orologeria. La Lega per ora ha deciso di non cacciarla, ma potrebbe essere lei ad andarsene.

Resta il sintomo di un malessere forte, che ha già portato all’addio di Giovanni Bulla – stanco della gestione militaresca del partito – e di qualche amministratore locale che, negli ultimi mesi, ha scelto altri lidi. Senza dimenticare i saluti polemici di Tony Rizzotto, il primo eletto salviniano all’Assemblea regionale (considerato uno scansafatiche da Candiani, che l’ha espulso dopo l’adesione al gruppo Misto) e dello storico deputato Carmelo Lo Monte, non nuovo a certi cambi di casacca. Ha fatto il percorso inverso Nino Minardo (da Forza Italia), che dopo la poderosa “campagna acquisti” all’Assemblea regionale, è finito un po’ ai margini delle decisioni. Anche gli altri due deputati dell’Ars, Orazio Ragusa e Antonio Catalfamo, hanno qualcosa da recriminare: il primo, che sperava di fare l’assessore all’Agricoltura e aveva già lo staff pronto, è rimasto deluso dal cambio di rotta del partito (che ha virato sulla Cultura). Il secondo si gode i galloni di capogruppo, ma è stato pubblicamente ripreso da Candiani per aver fatto il passo più lungo della gamba in tema di alleanze con le Amministrative alle porte. All’interno del partito, comunque, le tensioni sono tante. E in buona parte riconducibili a una “gestione a distanza” che non consente al segretario regionale Candiani di tenere uniti i fili.

Oggi Salvini è ripartito (anche) dalla campagna elettorale. Ma il suo tour in Sicilia non può prescindere da alcuni ragionamenti che riguardano il futuro. Il feeling con Musumeci, al di là delle frasette di circostanza e il reciproco riconoscimento del ruolo, non è mai sbocciato , tanto che il leader della Lega, in vista delle prossime Regionali, non sembra così convinto di proporre un bis all’attuale governatore. Matteo guarda con simpatia al sindaco di Messina Cateno De Luca. Ma è suo amico pure Salvo Pogliese, certamente più “moderato” di De Luca, nonostante appartenga al partito della Meloni. Un altro, come Samonà, con forti simpatie a destra. Ma che per il prossimo giro elettorale – qualora non dovessero subentrare guai giudiziari (ha un processo in corso per le “spese pazze” all’Ars) – potrebbe essere anche il candidato ideale di Forza Italia e di Micciché. Corsi e ricorsi storici.