“Fino a quando sono ministro io quella nave in un porto italiano non entra e non sbarca nessuno”. E invece no, sono sbarcati tutti. E Matteo Salvini è ancora il titolare del Viminale. Qualcosa, però, è cambiato nelle dinamiche. Non è stato il ministro dell’Interno, infatti, ad autorizzare l’approdo della Sea Watch 3, nave delle ong, con 47 migranti a bordo, al porto di Lampedusa. Bensì un’azione congiunta di Guardia di Finanza e Procura di Agrigento, diretta da Luigi Patronaggio. conclusasi alle otto di domenica sera quando due motovedette, dopo aver notificato al comandante della Sea Watch i decreti di sequestro e perquisizione firmati dal procuratore aggiunto Salvatore Vella, hanno scortato in porto la nave umanitaria. Secondo il comandante la situazione a bordo era diventata insostenibile e alcuni migranti, col giubbino di salvataggio, minacciavano di buttarsi in mare. Salvini è stato sconfessato alla vigilia di un Consiglio dei Ministri in cui presenterà il decreto sicurezza bis, con misure ancora più stringenti per le navi ong, le stesse che il collega di governo Luigi Di Maio aveva definito “taxi del mare”. Ma l’episodio di ieri non ha lasciato indifferente il leader del Carroccio, che ha dovuto interrompere l’idillio con le piazze (a Sassuolo aveva ribadito che “la magistratura faccia come crede ma il Viminale continua e continuerà a negare lo sbarco da quella nave fuorilegge”). Poi però è cambiato tutto e Salvini, nel corso di un’ospitata da Giletti, ha appreso in diretta dello sbarco avvenuto. Chi ha deciso? Lui no, perché non c’era. Magari Patronaggio? “E’ quello che mi ha indagato per sequestro di persona. Se li farà sbarcare, ne prenderò atto e valuteremo nei suoi confronti il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” aveva detto in piazza. Un concetto poi ribadito anche davanti alle telecamere.