La sanità siciliana è di nuovo nel caos. La stabilizzazione dei 9 mila precari fino al 31 dicembre, avallata da un atto d’indirizzo dell’assessorato alla Salute, “previa analitica ricognizione del fabbisogno e comunque sulla base delle esigenze organizzative presenti nelle diverse realtà aziendali”, non è stata recepita allo stesso modo da tutte le ASP. Così accade che, ad esempio, che fisioterapisti, psicologi e biologi siano stati licenziati dai reparti; mentre all’hub della Fiera del Mediterraneo, che oggi appare una scatola semi-vuota, hanno ottenuto la riconferma i 245 informatici e i 63 amministrativi assunti con un click: stranezze.

“C’è una discriminazione tra lavoratori”, denunciano i sindacati chiedendo l’intervento dell’assessore Razza. Che, però, è il primo artefice di questa confusione, avendo scaricato le decisioni – su chi prorogare e chi no – sui direttori generali di aziende e ospedali. I quali hanno dovuto tener conto dei propri bilanci. Così accade che all’Istituto zooprofilattico sono stati mandati a casa 21 tra biologi, veterinari e tecnici, mentre all’ospedale Cervello non sono stati rinnovati i contratti di 3 fisioterapisti e 15 psicologi che supportavano i pazienti nell’area Covid. Anche se i posti letto sono occupati e il numero di positivi è tornato a crescere dopo Pasqua.

Diversa la situazione in Fiera, dove il commissario per l’emergenza Renato Costa (anch’egli rinnovato fino a fine anno) ha chiesto e ottenuto dall’Asp il rinnovo di tutti i precari, a orario ridotto. Tra questi, 122 assistenti amministrativi, 245 periti informatici, 33 collaboratori amministrativi e 43 ingegneri. Polemica sul fronte leghista, con la deputata Caronia e il collega Pullara – da sempre critici nei confronti della gestione Razza – che chiedono un intervento al governo: “La proroga dei contratti del personale assunto per l’emergenza Covid, richiesta a gran voce dai tecnici del mondo sanitario e sostenuta da tutta l’Assemblea Regionale, è diventata invece l’ennesima occasione per mostrare l’approssimazione con cui è stata gestita una emergenza che non è affatto finita. Per questo chiedo ancora una volta che si convochi urgentemente l’Assemblea per discutere la situazione e perché la programmazione avvenga con criteri sanitari e non criteri che puzzano troppo di campagna elettorale con annessi ricatti e guinzagli”.

Ma che ci sia confusione non solo all’assessorato alla Salute, ma nell’intera compagine di Musumeci, lo dimostra la nomina di Maria Letizia Di Liberti, finita ai domiciliari per l’inchiesta sui dati falsi Covid, ai vertici del dipartimento alla Famiglia. Revocata la sospensione dai pubblici uffici ai primi di marzo, la dirigente era tornata in servizio come direttore di terza fascia presso il dipartimento alla Funzione pubblica. Ma Musumeci crede a tal punto nelle sue capacità, che alla prima occasione utile la ha riassegnato una posizione di prestigio: quella lasciata vacante da Rosolino Greco, fresco di pensione. Le vicende giudiziarie della Di Liberti, vicinissima a Fratelli d’Italia, non sono ancora terminate: come l’assessore Razza, che le diceva di “spalmare un poco i morti”, è stata raggiunta dall’avviso di conclusione indagini dalla procura di Palermo. E’ l’atto che solitamente precede il rinvio a giudizio. Anche stavolta, però, l’esecutivo dell’onestissimo Musumeci non s’è fatto scrupoli a rimetterla in posizioni di vertice. In attesa del processo.