La Regione siciliana prova a ridurre le liste d’attesa e recuperare il gap col resto del Paese. Risultano non spesi 29 milioni sui 40 messi a disposizione dallo Stato per recuperare le prestazioni sanitarie saltate durante l’emergenza Covid. Il direttore della Pianificazione Strategica, Salvatore Iacolino, aggiornerà il piano di abbattimento delle liste d’attesa entro il 30 giugno, suddividendo il “tesoretto” in parti uguali fra pubblico e privato. Cercando, quindi, un punto di equilibrio ch’era mancato durante il precedente governo: a farne le spese erano state soprattutto le strutture private che operano in convenzione col sistema sanitario regionale.

Il nuovo orientamento della Regione era già apparso chiaro qualche settimana fa, quando vennero destinati ai laboratori d’analisi 14 milioni di euro per le prestazioni relative al 2022, attraverso un decreto che ha consentito di porre fine a una complessa attività di negoziazione con i soggetti interessati, permettendo di rispondere ai bisogni di salute espressi nei Distretti sanitari territoriali.

Riguardo all’abbattimento delle liste d’attesa, e a testimonianza che il clima è cambiato, va registrata l’apertura del Cimest, l’associazione intersindacale che racchiude molte sigle del comparto medico siciliano. “Non serve ipotizzare aperture notturne, straordinarie, festive di strutture pubbliche comunque già sotto stress e con personale notevolmente ridotto e stressato per essere tutti gli organici scoperti – hanno detto i due coordinatori, Salvatore Gibiino e Salvatore Calvaruso -. La soluzione alle liste d’attesa sono i nostri ambulatori e le nostre strutture, che per alcuni periodi della giornata non vengono utilizzati per l’erogazione di prestazioni compensate dal sistema sanitario regionale a causa del sottofinanziamento che denunciamo da anni”.

Secondo Gibiino e Calvaruso, quindi, “basterebbe utilizzare quei 29 milioni che giacciono fermi sui conti dell’amministrazione regionale per potenziare la specialistica territoriale e la diagnostica convenzionata per smaltire tutto l’arretrato in pochi mesi. Non dimentichiamo infatti che quei denari sono stati erogati dal governo centrale a beneficio dei cittadini siciliani e per essi devono essere spesi. Non sono soldi che ‘hanno un colore politico’ ed è sbagliato interpretare la specialistica territoriale come ‘sanità privata’: a tutti gli effetti, pur essendo gestita da privati, è sanità pubblica, basta solo che ci sia la volontà politica di interpretarla come tale”. Qualcuno l’ha compreso e persino messo in atto.