Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare: era ciò che un grande fotografo come Helmut Newton rispondeva a chi gli chiedeva che cosa fosse per lui la fotografia.

Essere un bravo fotografo significa riuscire a mettere in relazione il soggetto e l’osservatore, riuscire ad annullare il tempo e lo spazio, essere in grado di mentire e all’un tempo dire la verità; riuscire ad avere la capacità di raccontare attraverso una foto mille storie diverse, quelle che ognuno di noi si costruisce condizionato e influenzato esclusivamente dall’interpretazione dei propri occhi o dal contesto in cui uno scatto si realizza. Perché con un click si può fermare un istante che è finito per sempre e consegnarlo all’eternità, si può catturare un intero mondo e si possono trasmettere un’infinità di emozioni, a condizione che il fotografo abbia la capacità di condividerlo con gli altri quest’universo, che sia in grado di raccontare con un’immagine qualcosa di sé.

Riuscire a realizzare ottime foto è talvolta un percorso lungo e tortuoso, ma il fotografo Pucci Scafidi possiede tale capacità.

Trent’anni dedicati alla fotografia, il padre era Nicola Scafidi, suo maestro d’arte e di vita, Pucci Scafidi è un vero perfezionista, un artista in grado di riconoscere la bellezza quando la incontra.

Inserito da anni con le sue foto nel panorama nazionale e internazionale, ha realizzato diverse mostre in tutto il mondo; ogni suo scatto è studiato nei minimi particolari, dettato dall’istinto e dal talento naturale.

Ma per lui questo non è solo un lavoro. Fotografare per Pucci Scafidi è soprattutto una passione. Con le sue foto ha dato lustro a una terra non sempre riconoscente di quel petit paradis che solo per caso ci è stato regalato e che anche Fedor Dostoevskij amava e apprezzava, pur riconoscendo che nonostante “abitiamo in un paradiso, non sempre ci curiamo di saperlo”.

Pucci Scafidi, che ha spesso fatto sua questa massima, ama la sua terra, Palermo, la Sicilia, le sue isole, soprattutto Pantelleria, suo buen retiro, suo calmante vulcanico, come spesso ama definirla; un’isola dai silenzi melodici, un caos calmo, come la sua anima.

E la Sicilia, di cui è appassionato e autorevole ambasciatore nel mondo, gli deve molto, perché attraverso la sua imponente produzione di scatti inediti e stimolanti, attraverso racconti visivi efficaci e persuasivi, ha contribuito a far scoprire uno dei posti più belli al mondo e a esportare un’idea e un’immagine di questa terra per una volta positive.

Già, perché nonostante le forti contraddizioni che una terra come la nostra possiede, Pucci Scafidi ha una liason fortissima con i suoi splendidi colori, con i suoi molteplici sapori, con le sue affascinanti e suggestive tradizioni, e le sue foto rivelano il suo proprio savoir-faire di instancabile narratore di una Sicilia che talvolta lo ha deluso, ma che, malgrè tout, non smette mai di amare, proprio come si fa con una donna. E sono proprio le donne le protagoniste di “Fimmina”, il suo ventitreesimo libro dedicato alla Sicilia, che l’artista ha voluto dedicare al padre. L’opera, che ha ricevuto il sofisticato endorsement di Giuseppe Sottile, Felice Cavallaro, Francesca di Carrobio, Antonio Calabrò e Gaetano Savatteri, verrà presentata il ventinove novembre nella suggestiva location del Teatro Santa Cecilia, luogo che per una sera svestirà i suoi panni di casa della musica per trasformarsi nel palcoscenico di una pubblicazione dagli scatti glam e dallo stile audace e inconfondibile.

Come lo stesso titolo suggerisce, il fil rouge del libro sono le donne, preziose come un diamante dalle mille sfaccettature, donne di cui riesce con uno scatto a imprigionarne l’essenza, a catturarne l’anima. “Fimmina”, infatti, come lo stesso fotografo ama sottolineare, è un affascinante viaggio in Sicilia attraverso la femminilità di ventuno donne siciliane, ambasciatrici di una terra “fimmina” come loro; donne importanti e seducenti, eleganti e passionali, forti e volitive. Così come potenti e appassionati sono gli scatti dedicati nello stesso libro a un inedito tour nel territorio della Sicilia e di Pantelleria, alle loro luci e alle loro geometrie; scatti limpidi, irripetibili, dalla forte identità, fatti di una natura lussureggiante, di cieli tersi e inondati di sole che invitano chi li osserva a guardare oltre l’obiettivo per lasciarsi stupire dalla bellezza di un volto o di un paesaggio incontaminato. Un universo di immagini dai colori decisi e dai dettagli precisi e ben delineati, in cui l’artista ha trasformato dei semplici click in ritratti mai banali, in capolavori, intramontabili, senza tempo. Ed è proprio il tempo che Pucci Scafidi  cerca di afferrare, di fermare, di consegnare all’eternità, imprigionandolo in una successione di immagini con una forte connotazione emotiva. Perché la riuscita di uno scatto, la sua magia, sta nella capacità che un fotografo ha di corteggiare il tempo ma di sottrarsi  al tempo stesso.

Henri Cartier–Bresson era solito sostenere che fotografare è trattenere il respiro, quando tutte le facoltà convergono per catturare la realtà che sotto l’occhio corre e fugge.

Ebbene Pucci Scafidi riesce, con l’uso disinvolto ma sempre consapevole della macchina fotografica, a farci trattenere il respiro di fronte ai suoi scatti e riesce, attraverso straordinari esercizi di stile, a ricreare quella magia che corre e fugge sotto i suoi occhi. C’è desiderio e sensualità, c’è carattere e temperamento, ragione e sentimento nelle foto di Pucci Scafidi. C’è tutta la passione di cui un uomo è capace.