Schifani avrebbe appreso dai giornali – aridaje! – del parere positivo, con riserva, rilasciato dalla Cts, la Commissione tecnico specialistica incaricata del rilascio delle autorizzazioni ambientali, a proposito del termovalorizzatore che dovrebbe sorgere in contrada Pantano d’Arci, a Catania. Non si tratta di una formalità burocratica, ma di un vero colpo basso. Perché soltanto un mese fa il governatore è stato nominato da Palazzo Chigi commissario straordinario per il completamento della rete impiantistica integrata del sistema di gestione dei rifiuti, e ha già prenotato un importante capitolo del Fondo di Sviluppo e Coesione (800 milioni) per la realizzazione di due impianti di incenerimento. Pubblici.

Questa caduta dal pero è ancora più grave se considerate che a capo della Commissione tecnico specialistica, con un decreto dell’assessore regionale al Territorio e Ambiente d’intesa col presidente della Regione, l’8 agosto 2023 era stato nominato Gaetano Armao. L’ex assessore all’Economia, sfidante di Schifani alle ultime Regionali, era stato insignito di un ruolo di elevate responsabilità poiché in possesso dei requisiti utili: “C’era l’esigenza di individuare una persona che conoscesse le regole dell’amministrazione – si era giustificata l’assessore Pagana – ma anche della realtà imprenditoriale siciliana che in questi ultimi anni è stata danneggiata, anche involontariamente, da processi decisionali farraginosi”. Evidentemente serviva uno in grado di fornire risposte, non tanto alla politica quanto alla Sicilia. Ma forse, nel contratto di Armao, bisognava precisare che tutte le decisioni più delicate avrebbero dovuto superare un altro parere: quello del presidente Schifani.

A maggior ragione se, a fronte di un investimento pubblico da 800 milioni, si decide di offrire un assist a un colosso dell’acciaieria come Si Energy (di proprietà del gruppo Alfa Acciai). Come capiscono anche i bambini dell’asilo, la “sentenza” della Cts è un elemento di profonda contraddizione rispetto all’operato del governo, che prima di andare avanti con la realizzazione del doppio termovalorizzatore, era in attesa di un altro parere riguardante il piano regionale dei rifiuti. Cioè quello strumento dove bisogna indicare con dovizia di particolari le strategie di smaltimento, compresa l’impiantistica. Un documento da aggiornare e vidimare, che poi sarà sottoposto ad altri gradi di “giudizio” (dal Ministero dell’Ambiente al Cga). Insomma, una bella trafila che avrebbe permesso a Schifani di entrare nel pieno dei suoi poteri non prima dell’autunno.

Forse Armao ha preso alla lettera la necessità di snellire tutto, e così s’è pronunciato. Anche se in effetti, come risulta dai racconti di Repubblica, la decisione maturata in Cts, non lo avrebbe visto protagonista. Una parte dei 60 commissari che la compongono (tutti esterni alla pubblica amministrazione) si sarebbero astenuti. Altri, come lo stesso Armao, sono usciti dall’aula. Il risultato è che il parere, più che esprimere un verdetto di natura tecnica, ne esprime uno di natura politica. Del quale Schifani non era neppure a conoscenza. Viene, quindi, da chiedersi perché il governatore non sia stato avvertito da Armao. Che ruolo gioca il presidente della Cts? Garante della giunta di governo o presidente super partes di un organismo tecnico? Tertium non datur.

Nel corso della precedente legislatura, Armao era al fianco di Musumeci quando l’ex governatore aveva annunciato una manifestazione d’interesse per la realizzazione di due termoutilizzatori in project financing: gli impianti avrebbero garantito un profitto ai privati, in cambio della loro costruzione e gestione. Non è che l’ex assessore all’Economia è rimasto iscritto a quel partito? Da Forza Italia si è cancellato alla vigilia delle ultime Regionali, quando ha accolto l’invito di Calenda e Renzi per diventare il candidato del Terzo Polo. Ma anche con Azione non è andata granché bene (a causa di un risultato sterile, appena il 2%, ottenuto nelle urne). Così si è riproposto ai piani alti, ed è stato subito accolto: prima come super consulente sui fondi extraregionali – una specie di surrogato dell’assessore Falcone, spogliato della delega alla Programmazione – poi con questo incarico tecnico, che lo stesso Armao sembrava aver onorato a pieno (ad ottobre, a circa due mesi dall’insediamento, parlò di 130 pareri emessi).

Sembra però che il figliol prodigo sia caduto su una banalità: alzare il telefono per avvertire il presidente della Regione del pasticcio venuto fuori alla Cts. Su un tema, peraltro, che registra la spiccata sensibilità di Schifani (alla pari del caro-voli). Sui termovalorizzatori, il governatore aveva già dovuto combattere a mani nude per avere ragione dell’assessore all’Energia, Roberto Di Mauro (fra l’altro un oppositore ferreo dei metodi di Armao nel corso della precedente legislatura), che aveva palesato i propri dubbi sull’operazione e alla fine è stato depotenziato per decreto. Ma questo sgambetto no, proprio non era previsto. Perché proviene da uno dei maggiori consulenti di questo governo, rientrato a Palazzo d’Orleans dal portone di servizio, ma accolto come “uno dei nostri”. A tal punto da essere considerato il vicegovernatore occulto. Invece Armao s’è comportato, con tutto il rispetto, come un Cono Catrini qualunque (cioè il dirigente del Turismo che avviò una serie di revoche sui contratti con gli albergatori, a causa del fallimento di SeeSicily, senza avvertire i piani alti).

Schifani, a differenza di Musumeci, non prende calci negli stinchi senza la certezza di poterli restituire. E si sarà già fatto un’idea… Questa caduta dal pero è più pesante delle altre. Il presidente si era infuriato un paio di volte con l’assessore Scarpinato: sia per l’affidamento dello shooting di Cannes ad Absolute Blue, senza alcun bando; che per l’aumento del prezzo dei biglietti in parchi e musei (poi revocato); ma anche, di recente, per le condizioni in cui versava l’ospedale dei Bambini di Palermo. Una condizione denunciata dalla lettera di una madre a un giornale, e subito tramutata nella gogna pubblica per la dottoressa Farinella, demansionata su due piedi. Anche Cono Catrini ha preso altre strade, così come Scarpinato ha dovuto subire la staffetta, salvandosi in corner (ai beni culturali) solo per l’intervento dello stato maggiore di FdI. Nell’epoca di Schifani, chi sbaglia paga. Anche dovesse trattarsi di una comunicazione a vuoto: sarà così anche stavolta?

Intanto, per mettere una toppa, la Cts ha precisato che “il parere definitivo in merito alla realizzazione” del termovalorizzatore di Catania “non può in alcun modo da considerarsi ancora emesso”. Anche se il parere c’è, ed è favorevole, vengono sollevate 24 criticità e 14 condizioni ambientali che Si Energy è tenuta a superare. E’ a queste che deve aggrapparsi Armao per evitare di finire nell’altra lista: quella dei “nemici”.