Per sopperire alla mancanza cronica degli impianti di compostaggio ed evitare di ingolfare le discariche; ma anche per risparmiare qualche soldino e dimostrare di saperci fare con la civiltà, un concetto abusato e spesso calpestato (soprattutto in Sicilia). Sembra l’avvio di uno spot, e in parte lo è: sul sito del Dipartimento Rifiuti della Regione è stato pubblicato un vademecum al servizio dei Comuni per avviare il compostaggio domestico o di comunità.

Prende piede nell’Isola il “modello Ferla”, il comune del Siracusano capace di incrementare in cinque anni (dal 2011 al 2016) il livello di raccolta differenziata dallo 0 al 57%.  Un sistema di ultima generazione, facile e affidabile, per smaltire l’umido in piccoli impianti “a costo relativo”. “Le famiglie – spiega Giusy Savarino, presidente della IV Commissione dell’Ars (Territorio e Ambiente) – vi immettono i rifiuti organici, che attraverso un processo chimico semplice si trasformano in compost”. Uno di quei prodotti per fertilizzare i campi. “I comuni interessati, ai quali verranno destinati anche dei fondi europei – prosegue la deputata regionale di Diventerà Bellissima -, dovranno dotare i condomini di questi impianti. E’ un sistema che ci ha presentato l’Amministrazione comunale di Ferla in commissione. Ci è piaciuto, così abbiamo scritto una “risoluzione”, ossia un atto parlamentare che impegna il governo a fare delle scelte. Il governo ha risposto presente, rendendolo un modello per la Sicilia”.

Oltre ad avere un impatto determinante per l’ambiente, anche i cittadini ne trarrebbero vantaggio?

“Ovviamente. Conferire i rifiuti organici nelle case del compost – è così che le hanno rinominate a Ferla – permette di abbassare il costo della tariffa sui rifiuti. Si tratta di un ritorno immediato per il cittadino, che viene ricompensato del sacrificio svolto. E’ anche un modo per sopperire alla carenza di impianti”.

Discariche sature, impianti di compostaggio assenti. Non mancano le criticità…

“La prima cosa grave che abbiamo notato dal nostro insediamento, è che negli ultimi dieci anni sono rimasti nei cassetti – senza esito – numerosi progetti di impianti di compostaggio, alcuni dei quali moderni e presentati da soggetti pubblici. Ma allo stesso tempo alcune discariche sono state ampliate con grande facilità. Si è creato un sistema discaricocentrico che ha agevolato il processo di conferimento in discarica piuttosto che la differenziata”.

Qual è, invece, la seconda cosa grave?

“Esserci resi conto che nessuno alla Regione aveva dettato linee guida sulle tariffe per il conferimento in discarica. Si va dagli 80 euro a tonnellata di Bellolampo ai 145 di Siculiana. E questa differenza non ha una giustificazione apparente. Perché un agrigentino deve pagare il doppio di un palermitano? Le discariche si danno una tariffa e la comunicano al Dipartimento dei Rifiuti, senza che dal Dipartimento venga data alcuna linea guida. Abbiamo chiesto all’assessore di superare questo vulnus, la risposta è stata anche in questo caso confortante”.

A furia di tamponare le emergenze, la Sicilia da tempo immemore è sprovvista di una legge sui rifiuti. A che punto sono i lavori?

“Finalmente abbiamo un’idea chiara su come organizzare il ciclo dei rifiuti in Sicilia. Attualmente si tratta di una legge stralcio, composta da 32 articoli, che entro l’autunno spero verrà esitata anche dall’aula. Fra le altre cose prevede che le province chiudano il ciclo all’interno dello stesso territorio, quindi ogni provincia si dovrà dotare sia di discariche – per la parte finale dei rifiuti che non si riesce a utilizzare – che di impianti di compostaggio. Ce ne sono di moderni e anaerobici, che non rilasciano odori.  Chiederemo al Dipartimento che ogni provincia abbia almeno un impianto pubblico. In modo da evitare situazioni di monopolio che negli ultimi tempi si sono riproposti spesso e che costringono a subire le regole in silenzio”.

Ci sono altre norme pregnanti (e condivise) in questo impianto?

“Faremo morire definitivamente le Ato, con un piano di riparto per i debiti dei comuni. Eviteremo di avere nello stesso territorio commissari liquidatori delle Ato, commissari delle SRR (Società Regolamentazione Rifiuti) e sindaci che si occupano contemporaneamente dello stesso tema, incrementando i costi e deresponsabilizzandosi a vicenda. Molte ex Ato, a otto anni dalla legge di riforma (la 9 del 2010), sono ancora operative. E alcune di queste hanno personale, beni e, allo stesso tempo, tre commissari liquidatori. Con un costo che grava sul cittadino. Inoltre, permetteremo alle imprese che non sono mai state pagate, e che allo stesso tempo sono debitrici nei confronti dello Stato, di poter respirare grazie alla certificazione dei crediti”.

I grillini, in passato, hanno sottolineato uno scarso coinvolgimento in Commissione. Le proposte adesso collimano?

“In Commissione stiamo ascoltando tutti i soggetti e recependo le proposte e le sollecitazioni che arrivano dai territori. Piuttosto che fare una cosa di fretta, preferisco farla bene. Per quanto riguarda i grillini, devo dire che il disegno di legge presentato dal governo è molto simile al loro, escluse piccole parti. Loro, ad esempio, vorrebbero organizzazioni territoriali più ampie rispetto alle province. Credo, in ogni caso, che non ci saranno grandi difficoltà di visione. L’obiettivo è tornare a far funzionare un sistema che negli ultimi dieci anni ha fatto acqua. Nell’attuale caos normativo qualcuno ha fatto caccia grossa: io e il presidente Musumeci non possiamo più permetterlo”.

Sul tema della differenziata la Sicilia va a due velocità. Da un lato trecento comuni che hanno superato la soglia del 30%. Dall’altro le città metropolitane, che ingolfano il sistema. L’ordinanza di Musumeci ha dato i risultati sperati?

“E’ giunto il momento in cui tutti devono assumersi le responsabilità di fare ciò che in Italia è la regola: ossia la raccolta differenziata. Bisogna creare un sistema virtuoso in cui i rifiuti non siano più considerati “il problema” ma “una risorsa”. Ai comuni che lo hanno già capito abbiamo riservato delle premialità in Finanziaria. Nel testo legislativo, invece, sono previste delle sanzioni per chi contravviene a questa regola. Stiamo valutando anche se inserire la decadenza degli organi comunali”.

Il Tar, però, ha “sospeso” la parte dell’ordinanza di Musumeci che parla di “decadenza”. E lo ha fatto in seguito all’impugnativa del sindaco Orlando…

“Ma ha dato ragione a Musumeci su tutta la linea: sulla necessità di dettare i tempi, di dare sanzioni e di commissariare i Comuni. L’unico punto su cui ha deciso di applicare la sospensiva, per evitare conflitti istituzionali, è la decadenza. Noi stiamo valutando di metterla per legge: così supereremmo qualsiasi tipo di dubbio giuridico”.

Il guanto di sfida lanciato da Musumeci ai sindaci, in linea di massima, è stato raccolto?

“Finalmente il presidente Musumeci, con coraggio, ha imposto delle regole e delle tempistiche certe. A qualcuno ha dato fastidio, perché in questi dieci anni ci si è mossi senza un coordinamento, con l’assenza più totale della Regione. Oggi, grazie alla Commissione Ambiente, la Regione sta facendo un’attività di controllo attenta e di presenza attiva sul territorio. E inoltre sta portando avanti un’attività di riordino. Questa suona come una novità per molti Comuni che erano stati completamente abbandonati a se stessi. Il decisionismo di Musumeci non mi dispiace affatto”.

E’ verosimile che a togliere i rifiuti dalle strade di Palermo debba essere l’esercito?

“Ho ricevuto più volte in Commissione l’Amministrazione comunale di Palermo. Mi è stato garantito che entro l’autunno la differenziata sarà attivata nei quartieri centrali della città. Stanno facendo uno sforzo apprezzabile e non mi sento di addossare alle istituzioni tutte le colpe. Palermo è una città complicata, dove manca il senso civico. E’ anche un problema culturale. Il fatto che dopo dieci anni, in Regione, esista una strategia, darà i suoi frutti anche nella città capoluogo”.