«Arrestare Pittelli per una lettera è un’enormità, la misura di una forma prepotenza, una forma di tortura applicata dai magistrati, che dai domiciliari mettono in carcere una persona per punirla, quando il carcere dovrebbe rieducare». Non si dà pace Vittorio Sgarbi. Che dopo i nuovi risvolti nel caso dell’ex parlamentare di Forza Italia e penalista Giancarlo Pittelli, affida a un video su Facebook tutta la sua indignazione: «Mara Carfagna è indegna di essere un parlamentare, dovrebbe essere cacciata dal partito di Berlusconi, condannato da magistrati che hanno applicato una loro visione politica alla loro attività giudiziaria».

Sul caso di Pittelli Vittorio Sgarbi si era già espresso nel 2020 dopo aver subito un’ispezione a sorpresa nel carcere di massima sicurezza di Badu ‘e Carros, a Nuoro, dove al tempo Pittelli si trovava detenuto in regime di isolamento. «La carcerazione di Pittelli – denunciava Sgarbi – viola la Costituzione e lo stato di diritto perché viene tenuto in carcere senza che sia stato mai interrogato e senza che sia stato celebrato un processo. Nei suoi confronti accuse fumose, frutto di ipotesi senza prove, in spregio a ogni principio di civiltà giuridica». Le condizioni dell’ex parlamentare venivano definite «preoccupanti». «È visibilmente gonfio – riferiva Sgarbi – in uno stato di forte depressione, psicologicamente provato: condizioni di salute oggettivamente incompatibili con la detenzione». Nel mirino del politico il procuratore Gratteri, titolare di un’inchiesta che, sottolineava Sgarbi, è «nota per l’inconsistenza dei capi d’accusa e abuso della carcerazione preventiva». Per questa ragione, Sgarbi aveva ho deciso di presentare un esposto al Csm contro Gratteri, per abuso di potere e violazione dei diritti umani