Imputato per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo Rinascita-Scott, l’ex parlamentare di Forza Italia e penalista Giancarlo Pittelli aveva deciso infatti di scrivere una lettera alla ministra per il Sud Mara Carfagna per chiederle aiuto. Un appello che – come rivelato da Il Dubbio – si è rivelato un boomerang, costandogli nuovamente l’ingresso in carcere, per la terza volta. Alla base della decisione del Tribunale di Vibo Valentia, che ha accolto la richiesta della Dda di Catanzaro, la violazione delle restrizioni imposte dal Tribunale della Libertà a Pittelli. Ma come è arrivata la lettera nelle mani della Dda? Dalla scrivania della stessa ministra, che l’avrebbe trasmessa all’ispettorato di Palazzo Chigi che, a sua volta, l’ha inviata alla Squadra mobile di Catanzaro. E, da qui, la missiva è giunta alla Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri. Secondo un percorso e un’azione da parte della ministra Carfagna «vergognosa», anzi «inqualificabile» secondo Sgarbi, per il quale scrivere a un deputato rientrava perfettamente nelle garanzie difensive di Pittelli.