Degrado istituzionale e morale. Ulteriore pugno in faccia a una Sicilia che sembra essere tornata indietro di decenni. Classe politica di governo inadeguata. Clima di torpore. No, così non va. Come Cgil lanciamo un appello al mondo della cultura, dell’associazionismo, alla società civile, alla parte sana di questa regione a una riscossa, a fare sentire forte la propria voce e a pretendere il cambiamento e una classe politica dirigente in grado di promuoverlo, capace di gestire la fase importante che ci attende, autorevole nel confronto con tutti i livelli istituzionali.

L’ultima bufera sulla sanità, settore del resto investito più volte da scandali e malaffare, è solo la punta dell’iceberg. Il recente passato, fino all’ultima Finanziaria, è contrassegnato dall’incapacità di risolvere i problemi aperti in tutti i settori, dai rifiuti, all’acqua, alla pubblica amministrazione per citarne alcuni. Poi, quando si ha la tracotanza di falsare i numeri, saltando le regole che il paese a fatica sta cercando di darsi per superare la pandemia e avviare la ripresa, quando la stessa gerarchia delle fonti del diritto viene indirettamente messa in discussione, il danno è grave e il messaggio che si dà devastante. Dietro tutto ciò, la volontà di mantenere consensi e di tenere d’occhio i posizionamenti tattici nello scacchiere della politica. Forse. Oppure c’è solo mancanza di autorevolezza e della capacità di gettare lo sguardo oltre la siepe per disegnare davvero il futuro della Sicilia.

Come Cgil riteniamo che la misura sia colma e che la nostra regione abbia bisogno di una nuova classe dirigente, capace di assumere decisioni adeguate, affiancata da un’amministrazione opportunamente riformata. Riteniamo che ci troviamo di fronte a una sfida epocale. Se non abbiamo toccato ancora il fondo, questo è molto vicino, visto che la crisi dovuta alla pandemia e alle misure di contenimento che si sono rese necessarie ha evidenziato e aggravato deficit strutturali mai colmati e neanche affrontati. Pubblica amministrazione, sanità, infrastrutture, apparato produttivo, istruzione e formazione, nuove povertà: l’elenco è lungo e la sfida, vogliamo sottolinearlo, è grande. Ovviamente da questa “sfida epocale” occorre tenere fuori la mafia e la criminalità organizzata, se no non ci sarebbe sviluppo.

Come Cgil vogliamo rilevare che la prova di inadeguatezza di questa classe dirigente è stata già data e che l’ultima vicenda che ha riguardato la sanità è solo una “controprova” che va guardata anche sotto il profilo delle responsabilità politiche oltre che di quelle giudiziarie. Il punto ora è cercare di fare prevalere la posizione di chi pensa e dice “no così non va, non ci stiamo a vedere affondare la nostra isola”. Che occorra cambiare rotta è evidente, soprattutto adesso che si dovranno spendere ingenti risorse e che si dovrà continuare a gestire una fase pandemica non esaurita. Riteniamo che per la Sicilia occorra fare di più e meglio e che qualche possibilità c’è solo se le energie più vitali della regione riescono a esprimere a gran voce il proprio dissenso e a costruire un movimento che ci porti al cambiamento per una Sicilia orgogliosa e capace di scommettere su sé stessa . La prima sfida è questa per poi lavorare a quella più ambiziosa di rilanciare la nostra Isola, La Cgil c’è ed è pronta a scommetterci.

(Alfio Mannino è il segretario regionale della Cgil Sicilia)