L’Ars è in piena sessione di Bilancio. Ma Gianfranco Miccichè s’è ritagliato un paio di giorni per tirare il fiato, in attesa di tornare in aula, lunedì, con le “Disposizioni finanziarie per il sostegno ai processi di crescita e ripartenza del sistema produttivo regionale”. Nel frattempo, Musumeci potrebbe ultimare il “rimpastino” che porterà al rimescolamento della giunta, con due new entry: una da Trapani, l’altra da Agrigento. Micciché mantiene il massimo riserbo sui nomi, ma spiega che “avevamo bisogno di un riequilibrio territoriale: al netto del vicepresidente, che era stata una scelta di Berlusconi e non rientrava in questa logica, i tre assessori di Forza Italia erano tutti della Sicilia orientale. Questo era un problema che sentivo e che da molte parti mi facevano pesare. Ho chiesto al mio capogruppo di convocare una riunione per la prossima settimana, in cui esternerò il mio pensiero ai deputati”.

A Musumeci l’ha già esternato? Quando arriverà l’ufficialità?

“Abbiamo risolto i nostri problemi e comunicato al presidente Musumeci ciò che vorremmo si facesse. Ora tocca a lui. Speriamo di chiudere in fretta quest’altra vertenza. Forse è durata un po’ troppo, anche a causa di alcuni nostri errori… Ma era necessario, lo ribadisco, riequilibrare il peso geografico del governo. Almeno da parte di Forza Italia. Gli altri facciano come credono”.

Gli addetti ai lavori dicono che grazie a questa manovra i rapporti con Musumeci siano tornati quelli di un tempo.

“Ma con Musumeci non c’è mai stato niente. La lealtà non è mai venuta meno. Ogni tanto sono sorti dei problemi – ad esempio, quando è venuto in aula ad attaccare qualche deputato, dicendo cose che era meglio evitare – ma quello fa parte dell’ordinaria amministrazione. Piuttosto, qualcuno dei suoi uomini ha provato a ricamarci sopra, inventandosi un’azione di disturbo, anziché fare il proprio lavoro. Di questo mi sono lamentato. Resto del parere che Musumeci dovrebbe occuparsi personalmente dei rapporti con la coalizione, per evitare che ci sia qualcuno che giochi ogni giorno a creare gruppi, o a fare promesse che non può mantenere. Tutto qui”.

Si fida del presidente della Regione?

“Io continuo ad avere fiducia in Musumeci e dico sempre che il governo Musumeci, al momento, è uno dei grandi tesori di cui disponiamo. Poiché, grazie a Forza Italia, è l’unico governo di centrodestra non a trazione leghista o sovranista”.

Qualcuno sostiene che lei sia diventato il passepartout per garantire a Musumeci una ricandidatura a palazzo d’Orleans.

“Io, in questo momento lavoro a tutto, tranne che a fare il passepartout”.

Ma in base ad altre logiche geografiche, e stavolta su base nazionale, la scelta del prossimo candidato toccherà alla Lega.

“Fra le tante che ho sentito c’è anche questa… Non so che tipo di accordi facciano a Roma, ma sappiano che non li rispetteremo. Noi ci consideriamo un’isola felice, diversa dal resto d’Italia. Gli accordi si fanno in Sicilia e non a Roma. La forza autonomista della Regione è stata calpestata tante volte, ma su questo fronte non molleremo di un centimetro. E poi mi viene molto difficile pensare a un presidente siciliano che possa essere espressione di una forza chiamata Lega Nord. Vorrei chiudere la mia carriera politica senza aver fatto questa colossale minchiata”.

E con Armao avete chiarito le divergenze del passato?

“I problemi erano più personali che politici”.

Senta, andiamo un attimo al Bilancio. Qual è il programma da qui a fine anno?

“Con l’ultima legge abbiamo fatto ciò che era necessario, rispettando le regole che ci eravamo dati: cioè approvare le variazioni di Bilancio entro Natale per permettere che venissero pubblicate in Gazzetta ufficiale entro il 31. Ora però bisogna pensare ai precari, a far trascorrere anche a loro l’ultimo dell’anno in maniera serena. Quindi incardineremo un nuovo disegno di legge”.

A che scopo?

“In questi giorni, d’accordo con i gruppi parlamentari, ho fatto un lavoro di separazione. In questo Ddl ci sarà un ‘titolo primo’ che riguarda soltanto gli stipendi, cioè situazioni di pagamento alle persone fisiche, che ci terrà impegnati, se necessario, fino al 30; e un ‘titolo secondo’, con tutta una serie di altre norme, non meno importanti, che però non riguardando gli stipendi, e che pertanto possono essere approvate nei primi giorni di gennaio, con maggiore tranquillità”.

Riuscirete a chiudere l’esercizio provvisorio?

“Anche quella è una norma tecnica che l’Ars approverà non appena il governo presenterà una proposta. Come tutti sanno, prima di procedere con la nuova Finanziaria è necessaria la parifica del rendiconto da parte della Corte dei Conti. Quest’anno arriverà in ritardo”.

Però anche le variazioni di Bilancio, e l’utilizzo delle somme stanziate, sono legate a una decisione di Roma, che nell’ultimo Consiglio dei Ministri ha deciso di rinviare a data da destinarsi la trattazione della norma che consente la spalmatura del disavanzo in dieci anni. Perché, secondo lei?

“Il 2020 è l’anno delle incertezze. Il Covid ci ha fatto perdere una quantità straordinaria di risorse, ma non credo c’entri molto se il governo è più o meno bravo. Ci sono una serie di accordi, come la possibilità per la Sicilia di non concorrere al risanamento della finanza pubblica, almeno per quest’anno, che sono state stabilite ma non ancora formalizzate. Non so se a causa di strafottenza o cosa…”

Presidente, le do un indizio. Roma aveva preteso un percorso di riforme che la Regione, nonostante le promesse di un anno fa, non ha mai mantenuto. E così ha stretto la cinghia.

“Questa è una lettura che contesto. Le riforme non si fanno in tempi stabiliti, né si fanno in un anno come quello appena trascorso. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, qualcosa si è fatto: la riforma urbanistica, ad esempio. Si è parlato anche di quella dell’edilizia, era stata presentata la legge sui rifiuti. Dire che non si sia fatto niente, non corrisponde al vero. E fare le riforme è difficile”.

Attorno a Forza Italia c’è un universo che si muove. La Lega si è federata con gli autonomisti di Lombardo, il centro prova a ricostituirsi sulla base di una carta dei valori. E voi?

“Forza Italia non ha bisogno di fare movimenti per allargare il centro, perché è già il centro di questa coalizione. Anche se credo che la geografia politica centro/destra/sinistra sia ormai superata. Negli ultimi anni si è più consolidata quella nord/centro/sud. E io in questo caso non saprei che farmene del centro… Tuttavia, credo che politica italiana sia stata fortemente danneggiata da questo tsunami, tipo napalm, dato dall’avvento dei Cinque Stelle al governo”.

Ce l’ha ancora con loro per la storia dei pescatori di Mazara?

“Ce l’ho con loro per quello che accade ogni giorno, anche se la storia dei pescatori meriterebbe un libro. Io mi incazzo quando vedo che la gente, per un semplice mal di pancia, manda un disk jockey a fare il Ministro della Giustizia. O uno che vendeva bibite allo stadio a fare il Ministro degli Esteri. Ripiegare sul populismo bieco e inutile ha fatto al Paese un danno colossale”.

Relativamente alla questione libica, sembra che la versione di Berlusconi – cioè l’intercessione di Putin con il generale Haftar per arrivare alla liberazione dei pescatori – stia trovando conferme.

“La verità è che Di Maio non sa nemmeno con quante “d” si scriva diplomazia… Quando, durante la visita di alcuni mesi, incontrò solo uno dei due governi libici, finì per delegittimare l’altro. Quella del generale Haftar è stata una “ritorsione” politica nei confronti del nostro governo, non c’entrano nulla le acque territoriali. Ha preteso che anche il presidente del Consiglio andasse lì a scusarsi. Io inizialmente avevo pensato a una passerella, ma in realtà mi sbagliavo: Conte e Di Maio erano andati a ossequiare un generale che fino al giorno prima consideravano illegittimo. Questa è una vicenda iconica di un governo di incapaci. E mi lascia dire un’altra cosa…”.

Prego.

“Io adoro il presidente Mattarella perché, oltre al fatto che è palermitano, è una persona di grandissimo equilibrio. Ma non credo sia possibile mantenere in vita ancora a lungo un governo del genere. Dopo averci fatto perdere 11 punti di Pil, dichiarando la “zona rossa” quando avevamo meno contagi che nell’intera provincia di Como; dopo aver ceduto alla pressione delle regioni del Nord, consegnandoci a un fallimento certo; dopo tutto questo, anziché aiutarci, che fanno? Chiedono a noi di comportarci lealmente? Alla Regione qualcosa che non funziona c’è senz’altro. Mai, però, come a Roma”.