“Sicilia bedda”. La stucchevolezza istituzionale sta tutta in queste due parole pronunciate da una signora che della Sicilia non sa niente e a cui hanno spiegato che con quel Sicilia bedda alla francese (mi ha ricordato la lettera di Ingrid Bergman a Rossellini, “non parlo l’italiano, so solo dire ti amo”) avrebbe vinto a mani basse.

È il potere che usa il linguaggio del popolo per conquistarlo, per far credere di essere meno inaccessibile e istituzionale e ingessato di quello che in realtà è.

Mi sono chiesto cosa sa la Von der Leyen della Sicilia e dei siciliani per potere essere credibile, per sollecitarmi, al suono di quelle parole, un fremito di orgoglio.

La distanza fra noi e loro, sempre, sta proprio nel patetico tentativo di esserci vicini, di fingere empatia, di fare i compagnoni attingendo alla retorica più triste.

Sarà anche vero che la Sicilia è bedda, punti di vista, ma questo la signora Von der Leyen non lo sa e non può saperlo perché, e mica è colpa sua, non vive qui.

Ha usato il solito trucco dei politici affabulatori, ha letto lo spartito consegnatole pochi minuti prima dell’uscita in scena, come gli attori consumati. Lo spartito, il trucco dietro l’empatia, il potere che cerca goffamente il consenso del popolo pur vivendo a distanze siderali. Questo infastidisce, questo.

(tratto da Facebook)