La vita a New York continua a rinascere. Oggi, a 17 anni dal crollo delle Torri Gemelle, Ground Zero riprende forma grazie all’inaugurazione della fermata metropolitana di Cortlandt Street, che fu sepolta sotto le macerie l’11 settembre del 2001. Non sarà più come prima. Magari sarà un filino meglio. Vita che si aggiunge a vita. E spazza via, almeno in parte, un silenzio irreale.

Nell’unico (fin qui) viaggio newyorkese della mia esistenza – con amici e una voglia frivola di basket Nba – quello spazio lasciato desolatamente vuoto dall’assenza delle Twin Towers è stata la tappa più evocativa, che ha fatto vibrare le corde dell’emozione e del coinvolgimento come poche altre cose nella vita. L’avvicinamento al luogo della storia, il buco cosmico dei due edifici che mancano, un silenzio quasi spettrale che si staglia sui rumori spenti delle gru al lavoro – ancora – per la ricostruzione. Solo chi va può tentare di capire. Chi torna fatica persino a spiegare. Spiegare cosa si prova a immedesimarsi, anche solo per un attimo, in quella gente e in quei giorni drammatici, che consegnarono all’umanità pagine irripetibili. I nomi in evidenza sulle lapidi – una marea di italoamericani – le rose poste lì per ricordare, la processione spontanea e silente dei turisti, che abbandonano l’iniziale curiosità mista a morbosità, trasformandola in religioso rispetto. Ground Zero è il “non luogo” per eccellenza. Che rapisce e turba come nessun altro in quella metropoli enorme da guardare, sempre, con il naso all’insù.

Qualche giorno fa è stato pubblicato su Youtube il reportage, di quasi mezz’ora, di Marck LaGanga, un operatore della Cbs che si fiondò sul luogo delle stragi, improvvido, dopo l’impatto dei due aerei. E prima che gli edifici colassero a picco. Una testimonianza vivida e polverosa, quasi impressionante. Si era già vista negli anni scorsi: adesso è stata ripulita e si adatta bene ai nostri tempi, quelli dell’alta definizione. Come se fosse il racconto di ieri visto con gli occhi di oggi. Piovono detriti e testimonianze di gente che corre per salvarsi la pelle. Boati e silenzio stanno in simbiosi. E’ la natura di Manhattan e del World Trade Center. Dove adesso riapre la metro, iniziata nel 2015 e costata 181 milioni di dollari. Completa il pacchetto dei lavori che ha portato alla realizzazione del Memorial 9/11, della Freedom Tower e dell’Oculus di Calatrava. Una fantastica operazione d’architettura e di tenacia, che non cancellerà mai il silenzio.