Mettiamo da parte alcuni aspetti di questa amara vicenda della sanità siciliana.
Lasciamo stare quelle che, se provate, avrebbero rilievo penale e concentriamoci sulle conversazioni pubblicate dai giornali, che presumiamo analoghe a quelle di altri protagonisti della politica isolana quando si sono amabilmente incontrati.
Forse facciamo un cattivo pensiero, e tuttavia crediamo di non essere lontani dal vero immaginando che quelli di Forza Italia, della Lega, di Fratelli d’Italia, saranno ricorsi a chiacchiere non dissimili da quelle di questi giorni.
Ciascuno di loro avrà insistito su ciò che gli è toccato, sulla fatica che ha dovuto sopportare per strappare il risultato, sugli amici di partito che ha accontentato, sui non eletti che ha compensato per il loro insuccesso.
Discorsi che forse non hanno rilievo penale ma compongono l’inqualificabile canovaccio di una rappresentazione devastante.
Potremmo non escludere che in cuor loro tenessero presenti i problemi dei malati, le loro fragilità, le difficoltà delle famiglie. Ma se hanno avuto palpiti di questa natura, hanno saputo adeguatamente velarli.
Se tutti fan così non è ovviamente un’assoluzione, s’intende, politica. Perché così facendo la sanità rimane un luogo nel quale si esercita un enorme potere, dentro il quale si muovono interessi spropositati, richiama appetiti, diviene talora un territorio nel quale il malaffare si impianta e prospera.
Lasciamo perdere le simulazioni e smettiamo di pensar male. Il fatto certo è comunque che della sanità, della sua inefficienza, del diritto alla salute dei cittadini, dei tempi necessari per ottenere una visita, un esame, fino ad arrivare allo scandalo di qualche mese fa della provincia di Trapani, di tutto ciò in Assemblea non si è mai parlato, almeno in modo organico.
Per più di tre anni il presidente della Regione non ha accettato l’invito delle opposizioni ad esporre un progetto di riforma. Di tanto in tanto sono stati gli assessori, alternatisi in questi anni, a rispondere tardivamente ad interrogazioni, come è capitato in questi giorni. I guai della sanità non sono certo nati con questo governo, ma questo governo non può trincerarsi dietro gli errori dei precedenti, a quelli aggiungendone altri e trattando il tema della salute come una banale questione di potere, di spartizione di posti.
Non può lasciare che la gente continui a cercare le cure in altre regioni d’Italia, regalando 240.000 euro all’anno ad altri sistemi sanitari per i cosiddetti “viaggi della speranza”.
Nel frattempo, nella nostra Isola, come e più che altrove, mancano i presidi territoriali, vi è una crescente carenza di medici, in particolare in alcuni settori come quelli del Pronto soccorso e della Rianimazione, e quelli che ancora vi sono tendono a lasciare il pubblico perché sottopagati rispetto ai loro colleghi del privato.
Risulta paradossale e scandaloso che il Trauma Center di Villa Sofia rimanga senza il primario perché quello che c’era ha lasciato l’incarico con la motivazione del compenso inadeguato e della eccessiva pressione.
Non è da attribuire alla responsabilità di Schifani o della destra siciliana, e non solo della destra, il progressivo smantellamento di un sistema realizzato ormai diversi decenni fa ad opera di una straordinaria donna, Tina Anselmi, della quale proprio in questi giorni cade il centenario della nascita.
Era stato creato un meccanismo riconosciuto da tutti come tra i migliori del mondo. Nel tempo è stato intaccato, reso inefficiente per dare spazio ai privati, riducendo la copertura generalista e quindi la garanzia per tutti, a cominciare dai ceti più deboli.
Sono problemi che riguardano l’intero Paese, ma le regioni hanno compiti e responsabilità specifici. La nostra si trova ora ad affrontare una vera e propria bufera, con aspetti sui quali sta indagando la magistratura, ma con altri, anch’essi rilevanti, che richiamano l’interesse di tutti i cittadini e sfidano la politica, che non può trincerarsi dietro il garantismo, sempre naturalmente necessario, ed aspettare magari che passi ‘a nuttata.
Questa vicenda può essere l’occasione per una prova di responsabilità. Può e deve indurre il governo a smettere di occuparsi di Iacolino e del ruolo che gli deve essere affidato. Riveda le nomine fatte pochi mesi fa, ringrazi e accantoni capi elettori e non eletti, li sostituisca con gente valida per garantire al meglio efficienza e corretta gestione del settore.
Il governo e i partiti parlino di queste cose in pubblico, vengano coinvolte le opposizioni, almeno nella individuazione dei criteri di nomina. Si faccia in modo che tutti i siciliani conoscano le posizioni e le scelte di ciascuno, sottraendo la sanità alla bieca logica spartitoria, alla stregua di una occasione da tradizionale sottogoverno.


