Controcanto. Letterario e non solo. Il Premio Strega 2022, forse il più ambito premio di narrativa in Italia, è stato vinto dal super favorito della vigilia, lo scrittore di Martina Franca, in provincia di Taranto, Mario Desiati. Il romanzo è “Spatriati”, pubblicato da Einaudi.

Un violento acquazzone ha funestato o – come scrive La Repubblica “baciato”, questione di punti di vista – la serata trasmessa in diretta tv su Raitre dal Ninfeo di Villa Giulia a Roma.

Gli invitati sono scappati rinunciando a tartine e bollicine, ma la conduttrice della serata Geppi Cucciari ha aperto l’ombrello imperterrita e ha continuato. Bravissima a portare a termine la serata con ironia. A dimostrazione che anche la mala sorte può diventare un’occasione. Per destrutturare un po’ perfino un mondo chiuso come quello dell’editoria italiana. Con un occhio all’attualità. “Hanno pignorato il pubblico?”, si è chiesta guardando i tavoli vuoti a Villa Giulia. E sul gesso che non riusciva a fare presa sulla lavagna bagnata per la conta dei voti: “Chi ha vinto l’appalto del gesso quest’anno?”. Altro che Mara Venier e Katia Ricciarelli che in una passata edizione, col tempo altrettanto inclemente, si erano messe a rimbrottare gli orchestrali in fuga sotto la pioggia. Premio speciale per la conduzione a Geppi Cucciari.

Andiamo allo scrittore vincitore Mario Desiati, di gran lunga il primo dei sette selezionati quest’anno. Desiati spiega sul palco il significato del titolo nel dialetto del suo paese: “Spatriato vuol dire fuori dalla patria. Intesa come modo di vivere della maggioranza. È un modo anche per insultare. E indicare una persona che non obbedisce alle regole generali. Gli spatriati sono gli irregolari”. E per sottolineare il concetto si presenta al pubblico con gli occhi impiastricciati di kajal, un collarino nero molto fetish, stile Damiano dei Maneskin, una coccarda arcobaleno Lgbtq+ nel taschino, un ventaglio rosa. Nel frattempo sullo schermo scorrono le immagini di un video introduttivo in cui lo scrittore pugliese indossa una maglietta con la scritta “Feminist”. Casomai qualcuno potesse pensare tra i frequentatori di premi letterari ci possano essere ancora uomini che si definiscano “maschilisti”.

Comunque sia, il successo narrativo di una generazione ultra quarantenne, ma che si dichiara “fluida, inquieta e libera” al paludato Premio Strega, manda in visibilio il mainstream. E già questo dovrebbe bastare a far capire il fossato che ormai separa i giornali dal popolo bue. O pecora. O anche capra, per dare a Sgarbi quel che è di Sgarbi.

La tromba, anzi il trombone, lo suona soprattutto Repubblica. “Vince l’inno agli irregolari, ai balordi, agli esiliati, a tutti coloro che hanno desiderato almeno una volta nella vita di cambiare casa e identità. Vince in uno Strega baciato da un acquazzone dopo giorni di caldo torrido romano”. Ohibò.

A noi che abbiamo studiato Semiologia nei formidabili anni Settanta torna in mente il contributo critico dello strutturalista francese Roland Barthes. Colui che più degli altri linguisti e saggisti dell’epoca indagò su “forme e significati dell’abbigliamento”, disseminando in tutta la sua opera osservazioni sul significato sociale del vestiario e del costume. In questo senso al Premio Strega 2022 ha vinto la divisa del “politicamente corretto”. Sotto mentite, coloratissime spoglie, si cela il nuovo orbace. Una pennellata “irregolare” sul conformismo culturale più becero e dilagante.

“La pressione sociale è molto pericolosa e bisogna raccontarla”, ha sottolineato Desiati sul palco dello Strega. Affermazione da condividere. Magari assumendo anche altri punti di vista. La pressione sociale del politicamente corretto che ingabbia la complessità del reale.

Chissà poi perché uno scrittore si debba conciare in quel modo e un premio letterario, che risale con sussiego e gloria al 1947 e all’idea della rinascita culturale dell’Italia del dopoguerra, si debba trasformare uno spettacolo di varietà.

Per completare tempora e mores mancava la bandiera dell’Ucraina. Fortuna che ha provveduto l’organizzazione a consegnare ai sette autori finalisti un riconoscimento speciale. Una scultura del giovane artista ucraino Taras Halaburda, allievo dell’Accademia di Belle Arti di Sassari, ispirata al mestiere di scrivere. Un’innovativa macchina da scrivere in bronzo con i tasti che riportano la scritta Premio Strega. Che, come è noto, prende il nome dal liquore Strega di Benevento prodotto dall’azienda Alberti, da sempre sponsor dell’iniziativa.

Ecco, il gesto più anticonformista che ha compiuto Desiati sul palco del Ninfeo di Villa Giulia è stato quello di non stappare, come da consolidata tradizione, la bottiglia di liquore Strega in diretta tv e di non assaggiarne neppure un sorso. “La berrò in Puglia – ha detto sul palco – in ricordo degli scrittori della mia terra”.