“Il punto è sempre uno: senza nessuno che controlla tutto viene lasciato alla libertà individuale. È una zona gialla che non esiste”. Parola di Massimo Geraci, direttore del Pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo, ma anche il primo dei vaccinati siciliani, a dicembre 2020. Dalla breve dichiarazione del medico a Repubblica, emerge tutta la fuffa di questa ‘zona gialla’. Un provvedimento inutile, che ha solo l’effetto di creare qualche problema ai ristoratori più ligi, che non possono allestire – per non cadere nella trappola di spioni e professionisti della delazione – grosse tavolate all’interno e all’esterno dei locali. D’altronde basta la tesi che si è conviventi – tutti possono sostenerla, no? – per avere un tavolo da 6 o da 8, eludendo le norme. E chi è quel gestore, o semplice cameriere, che chiederà la carta d’identità o il certificato di residenza (o una copia dell’ultimo affitto, per stabilire l’eventuale domicilio) prima di un aperitivo? Ve lo diciamo noi: nessuno.

Già si fa fatica con il Green pass, e col meccanismo inceppato delle app per rilevare il Qr Code, figuratevi col resto. E così la Sicilia se ne sta in ‘zona gialla’, con chiazze di arancione qua e là, nella convinzione che qualcosa nei numeri possa migliorare. Non sarà così. Fra qualche settimana raggiungeremo il picco dei casi e dei ricoveri, poi la curva lentamente tornerà a scendere. Ma non sarà merito della ‘zona gialla’, tanto meno dei controlli messi in campo dalle Questura, dalle Prefetture o dai comandi della Polizia Municipale per garantire il rispetto di decreti e ordinanze varie. Gli organici sono spompi, e i vigili impegnati in altro. Nelle prime due giornate di controlli a Palermo non c’è stato alcun giro di vite. Molti si sono ritrovati a gestire il traffico all’uscita della città, a causa dei lavori di rifacimento dell’asfalto all’imbocco dell’autostrada per Catania. In pieno giorno. Altri rimangono rintanati negli uffici, come da disposizioni di servizio. Altri ancora – giustamente – sono in ferie. Così è impossibile imporre a una comitiva di ragazzi, di fronte al Teatro Massimo, di scattarsi un selfie con la mascherina. Suvvia, ci sono ben altri problemi…

Gli agenti della Polizia amministrativa della Questura, invece, sono intervenuti l’altra notte a piazza Sant’Anna per fermare un ragazzo di 26 anni che aveva allestito una discoteca all’aperto, capace di radunare, sparando musica a palla, un centinaio di persone fra cui parecchi turisti. Il giovane, che non indossava la mascherina, è stato multato anche per disturbo della quiete pubblica. L’assembramento è stato disperso perché qualcuno se n’è accorto in tempo. Cosa che non è avvenuta (sigh!) al lago di Mezzano, nel Viterbese, dove le istituzioni e il Viminale sono riusciti nell’impresa titanica di far durare un rave quasi una settimana. Ma quella è un’altra storia. Nell’Isola gli organi predisposti al controllo sono affaccendati in altro. La Polizia di Stato, ad esempio, è impegnata a scortare da un capo all’altro della Sicilia politici, magistrati, ex pentiti, testimoni di giustizia. E poi ci sono tanti altri reati, ben più importanti, da perseguire. E sanzioni da comminare.

Anche i carabinieri sono in sotto numero: di fronte alle commissioni Difesa di Camera e Senato, il 16 marzo scorso, il comandante generale dell’Arma, Teo Luzi, ha lamentato la fragilità degli organici. “L’Arma conta oggi 108.453 Carabinieri, a fronte di un organico previsto dalle leggi di 119.788 militari. Una carenza di oltre 11.000 unità, pari a circa il 9,5% della forza. È un saldo negativo che pesa molto sulla struttura organizzativa condizionando, in particolar modo, l’operatività delle unità minori: le Stazioni e le Tenenze Carabinieri, che rappresentano il reticolo di prossimità del sistema della pubblica sicurezza nazionale”. In Sicilia ci sarebbero gli agenti del Corpo Forestale: frotte di persone in divisa che, però, negli ultimi tempi sono tornati in prima linea, ma sempre all’interno degli uffici, per combattere la devastazione degli incendi. Anche se qualche mese fa si resero utili, a pandemia in corso, per smistare le auto agli imbarcaderi di Messina, dopo la traversata dello Stretto. Controllavano le autocertificazioni di chi arrivava. Di recente, grazie a un atto d’interpello interno, ne sono stati “assoldati” 56 (la pianta organica ne prevede 800) provenienti dall’immensa platea dei dipendenti regionali. Ma servono ad altro, specialmente in questa fase.

I gestori dei locali, inoltre, non possono sostituirsi alle forze dell’ordine. Non hanno l’autorità, né i “potenti” mezzi. Mentre fuori dai locali, all’aria aperta, i tanti che non indossano la mascherina sono puntualmente graziati dal “sistema”. Ecco: al di là dei comportamenti individuali – talvolta rivedibili – fa specie dover constatare che lo Stato introduce delle regole che, poi, non è in grado di far rispettare. Il tentativo di imporre, con questi pochi strumenti a disposizione, nuovi modelli di comportamento, si è rivelata una forzatura inefficace. Un tentativo di coercizione goffo e fumoso.

L’esercito dei controllori è debilitato, e non soltanto tra le forze dell’ordine. Prendete il caso dell’assessorato alla Salute, rimasto senza guida per mesi. I partiti d’opposizione, hanno visto nei due mesi di vacatio – oltre all’assessore Razza, dimissionario pro-tempore, è mancato pure il dirigente del Dasoe (dipartimento attività sanitarie e osservatorio epidemiologico) – la chiave di volta di questa quarta, devastante ondata. Il momento in cui i collegamenti fra le istituzioni e la popolazione cedono, a causa di un’inchiesta controversa che genera sfiducia e alimenta le pulsioni della pancia. E in cui la catena di comando, già reduce dalle accuse dei magistrati, non riesce più a funzionare. A risentirne sono i servizi, le strategie e il “messaggio”, soprattutto quelli relativi alla campagna di vaccinazione.

Qualche sera fa, a margine della Festa dell’Unità a Ragusa, il segretario della Cgil Alfio Mannino ha lamentato il fatto di non essere più riuscito ad avere un tavolo di confronto con l’assessorato per portare le sue proposte. E anche le strutture commissariali anti-Covid, a partire da quella di Palermo diretta dal sindacalista Renato Costa, ha mostrato comportamenti ondivaghi: ad esempio quando si è deciso di accentrare le Usca alla Fiera del Mediterraneo, sottraendo al territorio medici, sanitari e amministrativi utili al tracciamento: “Significa spogliare la medicina del territorio e costringere le persone a percorrere anche più di 150 chilometri di strada per arrivare ad un hub”, ebbe da ridire il sindacato dei medici di medicina generale. E che dire dagli aeroporti? LFatto salvo l’obbligo di Green pass (da oggi), le ordinanze di Musumeci impongono il tampone ai passeggeri rientrati dalle cosiddette zone a rischio (tra cui Francia, Spagna e Grecia): ma sia a Punta Raisi che a Fontanarosssa, i percorsi da seguire sono soltanto “consigliati”. Non c’è nessuno che scorta il turista fino all’area dei test. Sfuggire, così, è un gioco da ragazzi. Se i controllori improvvisano, è inutile attendersi miracoli dai controllati.

Poco per volta l’attenzione scema e le misure, oltre a diventare insufficienti, si rivelano ininfluenti. Musumeci, dopo una manciata di giorni, ha già riaperto bar e ristoranti nei quattro comuni in ‘zona arancione’, e non soltanto per l’asporto. Ma a Vittoria, Comiso, Barrafranca e Niscemi – dove la copertura vaccinale, a sentire il governatore, è aumentata – bisognerà cenare in fretta e furia per essere a casa entro l’ora del coprifuoco (le 22). Ma che senso ha? E soprattutto, chi controllerà che avvenga? Ve lo diciamo noi: nessuno.

La conferenza di Draghi: sì all’obbligo vaccinale e alla terza dose

“Il ministro Speranza ed io ne stiamo discutendo: l’orientamento” è che l’uso del Green Pass “verrà esteso”, dice il premier Mario Draghi in conferenza stampa. Sul green pass dovremo “decidere esattamente quali sono i settori e quali passi, faremo una cabina di regia come ha chiesto il senatore Salvini, ma la direzione è quella” di estenderlo. E, riguardo alle tensioni tra Lega e Pd evidenzia: “Il chiarimento politico lo fanno le forze politiche, è chiaro che è auspicabile una convergenza e una stagione di disciplina. Il governo va avanti”. Si arriverà all’obbligo vaccinale, Ema e Aifa permettendo, e alla terza dose? “Sì a entrambe le domande”, risponde il premier. Che assicura: “La campagna procede spedita. Verso la fine di settembre sarà vaccinata l’80% della popolazione, già oggi siamo al 70% completamente vaccinato”. “Ribadisco l’invito a vaccinarsi, un atto verso se stessi e gli atri”, ha aggiunto.

“La campagna vaccinale – ha detto – è stata abbracciata con grande entusiasmo dai giovani, l’adesione massiccia dei giovani e la copertura estesa a livello nazionale ci permette di affrontare con una certa tranquillità e con minore incertezza dell’anno scorso l’apertura elle scuole. La scuola in presenza è sempre stata una priorità”. “Il 91,5% degli insegnanti ha ricevuto almeno una dose di vaccino”. Il Ministro Bianchi, intanto, ha ribadito che all’interno delle classi in cui tutti sono vaccinati, non sarà obbligatorio l’uso della mascherina.

Ordinanza di Musumeci. Sicilia sempre più arancione

Prorogata fino a giovedì 9 settembre la “zona arancione” a Barrafranca, nell’Ennese, e a Niscemi, in provincia di Caltanissetta. Lo prevede un’ordinanza del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, appena firmata. In questi due Comuni continuerà a essere consentita l’attività di ristorazione e somministrazione di alimenti e bevande, pur mantenendo il limite massimo di quattro persone al tavolo (limite che non vale per i conviventi) e l’obbligo di green pass per i locali al chiuso. Con la stessa ordinanza viene introdotta, da sabato 4 a martedì 14 settembre (compreso), la “zona arancione” in altri nove Comuni siciliani, di cui otto nel Siracusano. Si tratta di Augusta, Avola, Pachino, Noto, Portopalo di Capo Passero, Rosolini, Ferla, Francofonte, in provincia di Siracusa, e Catenanuova in provincia di Enna.