Una polemica rovente si è abbattuta sulla regista Laura Sicignano, ligure, direttrice del Teatro Verga di Catania. A monte alcune dichiarazioni rese della Sicignano a “La Lettura” del Corriere della Sera, in un’intervista doppia con Patrizia Villoresi, direttrice del Biondo. “Ho ereditato un teatro in severa crisi da sovraindebitamento, su cui gravavano 13 milioni di debito e dopo un periodo di commissariamento – ha detto la Sicignano, parlando dello Stabile di Catania -. Una situazione molto complessa, cui si aggiungeva la disaffezione da parte del pubblico che era praticamente decimato, spazi fatiscenti e abbandonati all’incuria degli anni Ottanta”. “Inoltre – spiega la regista, nella parte più controversa delle sue dichiarazioni – ho trovato un radicato sistema di rendite di posizione, linguaggi artistici fermi agli anni Cinquanta. Rimettere a posto questo disastro è stato per me un’opportunità eccezionale, che mi ha creato amici e qualche nemico”. Tra i passaggi meritevoli d’attenzione ce n’è uno sulla città: “Mi ha accolto bene, con fiducia: è una città greca, vulcanica, frenetica. I catanesi sono estremamente espansivi, cerimoniosi, a volte chiacchieroni. Io sono più brusca, voglio ottimizzare i tempi, bado ai fatti più che alle parole e, a volte, posso apparire un po’ antipatica… vado sempre al sodo delle questioni e dico sempre quello che penso. Insomma, nulla a che vedere con il Gattopardismo: la mia caparbietà ha mirato a salvare il teatro”.