L’etichetta di “cerimoniosi” e “chiacchieroni” non è andata giù ad alcuni protagonisti dello spettacolo, che hanno replicato a Laura Sicignano, direttrice dello Stabile di Catania, con una lettera piccata in cui evidenziano “sconcerto per le parole offensive e vergognose con cui la direttrice ha voluto etichettare i catanesi, definendoli estremamente espansivi, cerimoniosi, a volte chiacchieroni e incapaci: insomma, il solito luogo comune dei settentrionali efficienti al contrario dei meridionali pigri e indolenti”. Tra i firmatari anche Leo Gullotta e Pippo Baudo. Quest’ultimo, intercettato dal Corriere, però ritratta parzialmente: “Laura è stata equivocata. Bisogna aiutare questa signora a salvare il teatro, è inutile mettersi contro chi ricopre un incarico difficile, con forti debiti da pagare”. Resta più ancorato alle sue posizioni Leo Gullotta, che ha compiuto da qualche giorno 75 anni: “Non era il caso di criticare il contesto cittadino di cui è ospite: è necessario maggiore rispetto nei confronti del Teatro Verga, che ha una storia importante. Da catanese e da attore nato su quel palcoscenico, ho subito le parole della regista come uno schiaffo di poca eleganza: quando si va in casa d’altri, occorrerebbe maggiore educazione”. La Sicignano ha provato a discolparsi: “La mia non era ironia semmai autoironia che evidenziava il contrasto tra il mio “stile” ligure, brusco, a volte al limite della maleducazione, rispetto a quello vivace e dialettico dei cittadini. Non ho definito “perditempo” i siciliani, al contrario frenetici e vulcanici. Lungi da me l’intenzione di denigrare la storia dello Stabile. Credo che la lettera sia nata dall’esasperazione di molti dei lavoratori dello spettacolo per la pandemia”.