Mentre nell’alveo del partito si annida la solita contrapposizione fra un’ala e l’altra, per il congresso regionale del Pd viene fuori il nome che non t’aspetti: quello di Teresa Piccione, insegnante palermitana, che si appresta a contendere lo scettro della segreteria regionale a Davide Faraone. E chissà a quali altri contender. La Piccione è stata gettata nella mischia dall’ex assessore al Turismo Anthony Barbagallo, e rappresenta la corrente Zingaretti, che nelle ultime ore – dopo aver tentato la quadra attorno a un profilo unitario – ha mal digerito il passo avanti dell’ex sottosegretario alla Salute: “Credo che l’area Zingaretti sia chiamata a fare una candidatura – ha detto Barbagallo al termine della giornata convulsa di ieri – Abbiamo lavorato tanto per una candidatura unitaria e il nome di Faraone non soddisfa questa richiesta. Crediamo che il nome giusto sia quello di Teresa Piccione che ufficializzeremo a breve. La campagna congressuale deve servire a lanciare alcuni temi come la scuola pubblica, il ruolo delle donne nel partito, e attorno al nome di Teresa la campagna congressuale avrà tutte queste caratteristiche”.

Teresa Piccione, per i meno attenti, è una che mastica Pd sin dal 2007, anno del suo impegno in politica. Quando partecipa alle Primarie per la costituzione del partito in Sicilia. Viene eletta, diventa componente della commissione Valori e partecipa alla stesura dello Statuto. Ricopre anche la carica di vice-segretario del Pd di Palermo e viene eletta consigliere provinciale nel secondo collegio. Si occupa di cittadinanza attiva, legalità e scuola, ovviamente (ha insegnato in diversi istituti della provincia, fra cui il liceo “Regina Margherita” e l’istituto tecnico “Filippo Parlatore”, due dei più antichi). Perché è da quel mondo che proviene.

Per il Pd ricopre anche la carica di tesoriere, ma nel 2013 si materializza il grande salto, con l’elezione alla Camera dei Deputati. Alle elezioni del 4 marzo arriva terza nel suo collegio uninominale, dietro a 5 Stelle e centro-destra, mancando la riconferma alla Camera.  Di recente è apparsa in una foto assieme a Nicola Zingaretti, assieme ad altri seguaci “siculi”, sostenitrice di un progetto riformista del partito, che vuole aprirsi e aggregare le altre forze della sinistra. Il suo nome, tirato dentro per costituire un’alternativa al renzismo, rischia di bruciarsi, è ovvio. Ma una donna, a differenza di un uomo, ci mette meno tempo a rigenerarsi.