I dipendenti regionali non hanno alcuna voglia di tornare a lavorare, per questo il direttore generale del dipartimento all’Energia, Salvatore D’Urso, ha firmato una disposizione che blocca le ferie fino a Ferragosto. La decisione del burocrate conferma i dubbi e le male parole del governatore Musumeci (“L’80% si gratta la pancia”) che con una nota ai suoi assessori aveva già comunicato la sospensione dello smart working, prorogata fino al 15 ottobre dal governo nazionale, e il ritorno in ufficio a pieno organico già dal prossimo lunedì 3.

Insomma, la Regione è una polveriera, anche se nelle ultime settimane i corridoi sono parsi poco affollati e le scrivanie deserte. Per non parlare delle pratiche inevase: migliaia. A riaprire la ferita – soprattutto coi sindacati – è stato il dirigente all’Energia, che “al fine di sostenere la critica situazione economica regionale attraverso lo smaltimento arretrato delle pratiche in corso di istruttoria”, ha disposto, “con decorrenza immediata, la sospensione per il personale tutto di tutti i congedi ordinari concessi ed in itinere, demandandosi la fruizione a far data dal 15 agosto 2020”. D’Urso ha sbottato col Corriere della Sera: “Dopo quattro mesi a casa, si permettono di dire che “psicologicamente” non sono pronti a lavorare? Cose da pazzi”.

Il riferimento è alla nota di Cigl, Cisl, Uil e del vertice di Sadirs, in cui “si fa presente che il diritto alle ferie annuali è ispirato da ragioni che traggono origine dall’esigenza di tutela dell’integrità fisica e dello stato di salute (art. 32 della Costituzione italiana) comprensivo anche di quello afferente alla sfera psicologica, tra le altre cose messa a dura prova in un periodo contrassegnato dall’attuale emergenza sanitaria”. La difesa del diritto costituzionale alle ferie, sacrosanto, cozza però con l’esigenza di mandare avanti un pachiderma fra i peggiori d’Italia. Che soprattutto in questa fase dovrebbe attingere alle migliori risorse per mettere in moto tutte le misure della Finanziaria anti-Covid, rimaste per il momento su carta. Ma questa è tutta un’altra storia. Grave come la prima.