Rendere anche in Sicilia, come in Lombardia o Toscana, la mascherina obbligatoria per tutti non si può. Il fabbisogno di dispositivi di protezione, infatti, non può essere coperto dai pochi “pezzi” presenti nelle farmacie (anche se il prossimo carico proveniente dalla Cina, forse, permetterà di smistarne anche alla popolazione). Così la Regione, che non ha alcuna voglia di allentare la morsa nonostante il moderato ottimismo delle ultime ore, pensa a un “piano B”: cioè rendere la mascherina obbligatoria nelle “aree commerciali – come annunciato dall’assessore alla Salute, Ruggero Razza – nel solco delle misure restrittive che abbiamo già intrapreso e che ci hanno permesso di contenere l’epidemia nel territorio, seguendo dunque criteri scientifici e non un mero sensazionalismo” .

Come preannunciato da “La Sicilia”, l’applicazione della nuova norma, prevista in una specifica ordinanza del governatore Musumeci, potrebbe riguardare l’utilizzo di mascherine chirurgiche o fatte in casa, oltre che nei supermercati, anche negli uffici pubblici o aperti al pubblico (negli ultimi giorni si sono create lunghe code fuori dai Caf, per esempio), o nelle aree d’attesa dei mezzi di trasporto, e all’interno di tram e autobus, dove non sempre è possibile mantenere la distanza interpersonale di un metro. E’ una decisione rafforzata dal parere del comitato tecnico-scientifico della Regione.

Ma c’è un’altra buona notizia, in queste ore, che non dovrebbe passare in sordina. E’ uno studio statistico rivelato da Repubblica, e svolto dall’Università di Palermo, secondo cui la Sicilia sarà la prima Regione a uscire dall’emergenza. Anche il numero di “positivi” degli ultimi due giorni (inferiori a 50) lascia intravedere più che uno spiraglio di luce: il tenuto picco non dovrebbe esserci. Anzi, ci sarebbe già stato il 26 marzo scorso, con 170 contagi in ventiquattr’ore. A metà aprile il numero complessivo di casi sarà più elevato, ovviamente, ma dovrebbero essercene più di dieci al giorno. Una prospettiva “trascurabile”.

La fase-2, quella di convivenza con il virus, arriverà in Sicilia prima che altrove, anche se il governo Musumeci su questo è rigoroso, quasi irredimibile: le misure non saranno allentate finché da Roma non partirà un input ben preciso. La Sicilia (fonte l’osservatorio epidemiologico dell’assessorato alla Salute) è anche l’ultima regione come percentuale di casi in rapporto alla popolazione (39,8 positivi ogni centomila abitanti): Ragusa la provincia meno colpita, Enna (con Troina e Agira) quella col tasso peggiore.