Tutti promossi! Wow, fighissimo! Non pensiate sia così, ragazzi, la scuola a venire, l’università, la vita non fanno comunque sconti. Certo, non può essere nemmeno essere considerata una “botta di culo” perché a questo prezzo – quello di un’inattesa, immane tragedia collettiva e della vostra stessa libertà – penso che avreste sostenuto volentieri anche gli esami normali di una vita normale, quello delle delle medie e gli scritti e gli orali vis-à-vis della maturità con tanto di vocabolarioni da portarvi appresso, cartucciera e Coramina (si usano più cartucciere e Coramina?, noi ce la portavamo ancora dietro, quest’ultima, per certi professori di liceo).

La «botta di culo» l’abbiamo avuta noi, 50 anni fa, ragazzi di licenzia media nel 1970. Professori agitatissimi fin dalla tarda primavera, infuocati dai confederali e dagli autonomi (lo Snals di mia madre, aaah!), blocchi di scrutini, esami da mandare a gambe all’aria. Finì che ci attardammo fino ai primi di luglio (quando noi tredicenni già “licenziati” eravamo al mare da un pezzo e magari lasciavamo a casa tristissimi fratelli o sorelle maggiori alle prese con la maturità), che affrontammo solo tre scritti (italiano, matematica e lingua straniera, più il latino obbligatorio per chi voleva iscriversi al liceo), saltammo l’odiato disegno (io sono sempre stato sotto il basic: casetta, viottolo, albero, sole, mi venivano una chiavica finanche quelli), la prova pratica di applicazioni tecniche (di solito facevamo accendere una lampadina collegata alla pila, tipo «il piccolo Volta»), la ginnastica (anche quella detestata per sovrappiù di peso già dagli anni della pubertà). Gli orali? Una semplice formalità. Dieci minuti erano persino troppi per due versi di Pascoli, una divisione a 4 cifre o in un triangolo rettangolo la somma delle aree…, una traduzione tipo Gallia est omnis divisa in partes tres, un’altra sul genere the cat is on the chair, la barbabietola da zucchero produzione agricola principale di qualunque Paese eccetto il Circolo Polare Artico, e poco altro, via, promosso, fuori dai piedi. Tutto strafacilitato. Avevo preparato una tesina di geografia non mi ricordo più su quale nazione: restò lì, nel quadernetto corredato di cartine geografiche e foto ritagliate da ogni depliant turistico (per cui ruppi i coglioni per due mesi a mio padre quando tornava dall’ufficio) e attaccate con la Coccoina, che ancora vorrei suicidarmi per la fatica che ci avevo speso.

Insomma, fu tutto bello ma ballammo una sola estate, quella di 50 anni fa perché poi, alla fine, nella vita vera e non quella coercitivamente fittizia che state vivendo, gli esami non finiscono mai, come titolava Eduardo il grande. Insomma, non consideratelo solo un buono sconto, quello che vi è stato messo tra le mani, rifletteteci su, fatene buon uso di questa stagione «diversa» perché anche su quei banchi – pardon, dietro quegli schermi di pc, tablet o telefonini – il futuro è comunque vostro, qualsiasi savio o folle progetto abbiate in testa. A sfregio e soperchieria di ogni stronzo, fottutissimo virus.