Quasi 200 condivisioni e oltre 120 commenti, per lo più sprezzanti, di fronte a un post che riporta di una morte “atroce”: quella di “tre mucche innocenti e piene di vita” che il 18 dicembre sono state abbattute “senza pietà” in un macello di Modica. Secondo il Comitato Tutela Diritti Animali, l’esecuzione è avvenuta per “volere dell’Asp di Ragusa, che aveva emanato in primavera un’ordinanza per abbatterle perché non identificabili ai sensi della normativa che disciplina la filiera riproduttiva” (cioè era impossibile risalire alla provenienza). “Ma i bovini erano in perfetta salute”, sostengono dal comitato, che non riporta i risultati delle analisi ma asserisce che qualcuno ne ha decretato la morte “senza averne titolo”. I tre animali, definiti “creature innocenti e felici”, secondo fonti della stessa Asp si erano rinselvatichite a tal punto da risultare pericolose. E poiché non avevano un proprietario – o meglio: nessuno ne ha rivendicato la proprietà – non si poteva far finta di nulla e cavalcare i sentimenti: bisognava abbatterle.

Ma ciò che sorprende in questa storia – al di là della legittima posizione del comitato di tutela (“I nostri cuori si infrangono in un dolore immenso”, è il preambolo del post) – sono le reazioni. Rinselvatichite come le mucche. “Onestamente credevamo di farcela, ma gli interessi che si celano dietro questa vicenda hanno avuto la meglio”, scrive il comitato (quasi 9 mila like su Facebook), che poi propone alcune letture: ad esempio, che “in Sicilia c’è dietro la mafia”. Così, da parte di gente inviperita, parte la caccia: “Crimini legalizzati come questi non devono essere possibili in un paese che possa definirsi civile”, è il tenore dei commenti più calibrati. Per affondare, poi, nella solita questione meridionale: “La Sicilia è un inferno”, “Da Roma in giù non c’è pace per gli animali”, “Questi sono i siciliani str… che vorrei sparissero dalla faccia della terra, tutte le maledizioni oggi sono per voi, soffrite atrocemente come meritate”. Più leggi, più il contesto diventa deprimente. Alcuni utenti osservano che “solo nel Meridione succedono cose simili, sono indietro culturalmente di cento anni, pazzesco”, e che l’Isola è “rovinata da parte di certi brutti personaggi che vanno contro ogni regola come in questo caso”.

La regola che certi commentatori audaci ignorano – senza se e senza ma – è, però, quella sancita da una missiva del Ministero della Salute del 2012 (indirizzata all’Azienda sanitaria locale di Frosinone, e per conoscenza a tutte le altre), che chiarisce alcuni aspetti del regolamento comunitario n.1053/2010, e nello specifico dichiara: “Allorquando non è possibile ottenere la collaborazione del proprietario, né tanto meno risalire alla sicura identità dell’animale, o qualora il proprietario stesso si rifiuti di sostenere i costi per l’espletamento degli esami genetici di verifica, gli animali in questione dovranno necessariamente essere abbattuti e distrutti senza possibilità di compensazione”. Prima di invocare la mafia e i terroni, sarebbe meglio leggere, informarsi. E forse non è abbastanza, dato che il comitato di tutela per la salute degli animali, che sul tema dovrebbe essere ferrato, ha proposto una mailbombing per chiedere giustizia (per le mucche): ossia, un attacco organizzato alle caselle di posta elettronica di tutte le autorità chiamate in correità per il “misfatto”. Persino il presidente della Regione, che a stento però si occupa di cavalli.