Lo scandalo di Cannes era solo un assaggio, un antipasto della grande abbuffata. Due documentatissime pagine pubblicate oggi da La Sicilia, a firma di Mario Barresi, raccontano lo scempio dei settantacinque milioni stanziati dalla Regione per l’ambizioso progetto SeeSicily e distribuiti dal Balilla, senza regole né avvedutezza, ai soliti noti: da Mediaset alla Rai, da Ballando con le stelle alle imprese editoriali di Urbano Cairo. La banalissima scusa era la promozione del turismo negli anni aridi e spaventosi del Covid; promozione che di fatto ha registrato un clamoroso fallimento: meno del due per cento della spesa è servito allo scopo fissato dalla legge. I complici sono stati il presidente della Regione, Nello Musumeci, e il suo cerchio magico, non ultimo quel Marco Intravaia, giovane virgulto di Monreale, che era il suo segretario particolare. Le vittime sono da ricercare invece tra le migliaia di albergatori ingannati da una classe politica il cui obiettivo non era quello di aiutare un settore strategico per l’economia siciliana ma quello di costruire una mostruosa macchina di spesa in grado di creare consenso attorno al partito, di accreditare Musumeci e il medesimo Balilla presso i grandi canali della comunicazione, di distribuire mance sconce ed inimmaginabili ad amici e parenti, e altre utilità inconfessabili. Uno scempio, appunto.

Chi pagherà? Con una faccia da bronzo degna di un premio Nobel, il Balilla fino all’altro ieri ha sfoggiato una incontenibile e spocchiosa dose di spudoratezza. Travestito da gerarca minore ha addirittura emanato un editto sulle prossime elezioni amministrative di Catania. Tre mesi fa aveva imposto al presidente della Regione, Renato Schifani, il nome del suo successore all’assessorato del Turismo proprio per garantire continuità alla rete di relazioni costruita con gli azzardi di SeeSicily. E il picciotto – Francesco Scarpinato – aveva puntualmente eseguito gli ordini deliberando, tanto per gradire, un secondo regalo, pari a 3,7 milioni, alla società del Lussemburgo che aveva già organizzato, nel 2022 e dietro compenso di 2 milioni e rotti, una sfarzosa passerella alla Croisette di Cannes. L’impresa, come si ricorderà, andò a male: Schifani, travolto da una sacrosanta campagna di stampa, innescata ancora una volta da La Sicilia, annullò in autotutela la delibera di Scarpinato, confortato poi da una sentenza del Tar che ha messo a fuoco le irregolarità dell’appalto. Fu come scoperchiare una pentola gorgogliante di nefandezze. Sull’onda dello scandalo di Cannes infatti si è mossa la procura della Repubblica e anche quella della Corte dei Conti. La Guardia di Finanza ha sequestrato i documenti e non resta dunque che aspettare la piega che prenderanno le due inchieste e di capire le coperture che il Balilla ha avuto dagli organi nazionali del partito. La sua rapidissima ascesa ai vertici di Fratelli d’Italia pone interrogativi inquietanti. Dove è finita l’onestà-tà-tà tanto sbandierata da Musumeci? Dove è finito l’invocato rigore di “legge & ordine” sul quale hanno costruito la vittoriosa campagna elettorale Giorgia Meloni e i suoi patrioti?

Non se ne potrà stare con le mani in mani, di fronte a questo enorme scandalo, nemmeno il presidente della Regione Schifani che l’altro ieri, irritato per il ritardo dei lavori al Castello Utveggio, ha addirittura minacciato la piccola impresa edile di Favara di trasmettere le carte alla Procura della Repubblica. Bene. Intanto, se ne ha la forza, il governatore Schifani blocchi in via definitiva il canale di spesa, ancora attivo, di SeeSicily. Poi, sempre che ne abbia il coraggio, dica pubblicamente che l’assessorato del Turismo non può essere più gestito da Fratelli d’Italia. La filiera che dal Balilla, passando per Musumeci, arriva fino a Francesco Lollobrigida, il potente cognato d’Italia, ha distratto troppi soldi ed ha fatto già troppi danni alla Sicilia. Bisogna spezzarla. Hic et nunc. Ogni ritardo sarebbe un intollerabile segno di connivenza.

Nella foto (@Mike Palazzotto): il ministro Francesco Lollobrigida, cognato di Giorgia Meloni