Tutti ai piedi dell’imperatore per la favola della sanità

Le Faccette nere catanesi oggi saranno tutte lì, come una falange, ad applaudire Ruggero Razza, l’imperatore della Sanità che non si rassegna a lasciare il regno ricchissimo e opulento – otto miliardi in bilancio – di piazza Ottavio Ziino. Ci sarà il pizzetto, usurato e revanscista, di Nello Musumeci che non ha mai accettato la detronizzazione, anche se Giorgia Meloni, lo ha risarcito con un biglietto di prima classe per Roma, destinazione Palazzo Madama. E ci sarà il pizzetto dannunziano di Enzo Trantino, venerabile maestro e santone di tutti i neofascisti cresciuti all’ombra dell’Etna. Dicono che sarà un focus, una kermesse, un incontro. Nel corso del quale Razza, allievo prediletto di Trantino e potentissimo braccio destro di Musumeci, illustrerà le meraviglie realizzate nei cinque anni del suo mandato. E affermerà un principio: che in futuro non potrà mai esserci alla Regione un assessore migliore di sé medesimo. Lui è quello che ha assunto medici e infermieri precari, onore al merito; ed è anche quello che ha arricchito l’amico ingegnere Roberto Sanfilippo, padrone del Cefpas, l’ente di formazione di Caltanissetta al quale sono stati concessi compiti e privilegi di ogni genere e qualità, tanto che all’Ars gira una battuta obiettivamente insindacabile: Razza che vai, Cefpas che trovi. Tutto per il bene della Sicilia, va da sé. Ne prenda nota Renato Schifani, probabilissimo successore di Musumeci a Palazzo d’Orleans: l’appoggio delle Faccette nere passa per la riconferma dell’imperatore Razza. A questo serve la kermesse di oggi a Catania. A questo serve il racconto della favola luccicante sulla sanità siciliana.

Poi, come in ogni favola, ci sono anche i punti oscuri. La prima ombra, la più estesa e più inquietante, riguarda l’Oasi di Troina, una mastodontica struttura per la cura dei disabili, che l’assessorato – sempre per il bene della Sicilia – aveva annesso all’impero. Ma la Santa Romana Chiesa, che da sempre ha guidato l’istituto, annusò odore di scandalo e licenziò in quattro e quattr’otto tutta la filiera di bravi ragazzi piazzati lì per tenere alte le sorti progressive ed elettorali di Diventerà Bellissima, il partito di Razza, e anche quelle della moglie Elena Pagana che, manco a dirlo, è proprio di Troina ed ora corre come candidata all’Ars nel collegio di Enna.

L’altra ombra – qui siamo garantisti, non trattiamo l’inciampo giudiziario: se la vedranno i giudici – riguarda il rapporto con il vasto mondo delle convenzioni e della sanità privata. Che Razza ha diviso in figli e figliastri: da un lato le cliniche, con le loro indomabili lobby, alle quali è stato riconosciuto un regalo di fine legislatura, pari a trenta milioni, con la banalissima scusa di alleggerire le liste d’attesa che affliggono l’ospedalità pubblica; dall’altro lato gli specialisti e i laboratori di analisi – una realtà enorme, per fatturato e numeri di dipendenti – ai quali devono essere ancora pagati gli extra budget del 2020 e del 2021: la delibera è stata fatta ma gli uffici di piazza Ottavio Ziino, credendo che le elezioni regionali si sarebbero celebrate alla scadenza naturale di novembre, avevano pensato di elargire le somme a fine ottobre, a pochi giorni dal voto, per meglio santificare l’immagine dell’imperatore. Le somme stanziate sono ancora lì. Congelate. I professionisti che rivendicano i crediti aspettano e si disperano perché la crisi non perdona, ma nessuno sa se il loro grido di dolore toccherà oggi il cuore granitico e ardimentoso delle Faccette nere catanesi. Eia eia alalà.

Giuseppe Maria Del Basto :

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