L’ennesimo sondaggino favorevole. Le classiche impuntature. E un amore, reso pubblico, per Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni, che ieri è sbarcata in Sicilia per sostenere i due candidati del centrodestra a Messina e Palermo, ha trovato un Musumeci più ringalluzzito che mai. Un po’ distratto sui temi dell’amministrazione (come dimostra la bocciatura del piano rifiuti da parte della commissione Ue), ma in piena campagna elettorale per le Regionali, sebbene il resto della coalizione abbia chiesto – con garbo – di riparlarne dopo il voto (e l’eventuale ballottaggio). La leader di FdI ha riservato al governatore parole d’encomio: “In Sicilia – ha detto Meloni – stiamo registrando entusiasmo intorno all’esperienza di governo di Nello Musumeci alla Regione. I dati dicono che oggi la Sicilia svetta in moltissime classifiche. Stiamo parlando della prima stazione appaltante del Sud, della Regione più attenta ai disabili e che ha speso meglio i fondi europei”. E ha lanciato l’ultimatum a Forza Italia e Lega: “Non aspetteremo oltre il 13 giugno. Spero non ci costringano a valutare una corsa solitaria”.

Musumeci nel frattempo continua a dimenarsi, tra apparizioni pubbliche e interviste, spiegando che lui era e resta il candidato n.1 alla presidenza: “In questi anni abbiamo lavorato nel silenzio per restituire alla Sicilia il diritto di guardare al futuro con serenità. Abbiamo dimostrato che si può governare questa Regione restando persone perbene”. E ancora: “Nel dicembre 2017 abbiamo trovato un disastro economico dopo cinque anni di governo regionale del Pd che già allora ammiccava al M5s. Una regione amministrata da una comitiva di compari che si serviva della Regione invece di servirla. La gente vuole amministratori corretti e onesti – ha aggiunto – che non hanno lezioni da prendere da nessuno, da qualche fannullone di sinistra, qualche professionista dell’antimafia che crede di potere dire chi è buono e chi è cattivo, mentre la gente muore sotto il piombo della mafia”.

Il buonsenso in tutti questi anni gli avrebbe suggerito di cercare sponde (e una ritrovata complicità) negli altri partiti. E non soltanto nella sua leader e nei suoi colonnelli, che, senza troppa fortuna, hanno provato inserire la clausola Musumeci nell’accordo complessivo sul sindaco di Palermo. E’ andata male. Ma Musumeci non molla, e la Meloni neppure. Da Roma, in effetti, fatica a rendersi conto del perché gli alleati lo abbiano scaricato. Così decide di affidarsi ai sondaggi. L’ultima rilevazione di Youtrend su 813 campioni dice essenzialmente due cose: che il centrodestra è in svantaggio rispetto alla coalizione di centrosinistra (con dentro il M5s), ma che con la discesa in campo di Nello i valori sarebbero sovvertiti: Musumeci, infatti, conserva i favori del pronostico in una sfida contro un candidato generico del ‘campo largo’ (40,7 contro il 34%), contro Cancelleri (45,8 a 26,8%), Fava (43,3 a 32%) e Chinnici (anche se qui il margine è molto più risicato: 39,7-35,5%). Un dominatore che non risentirebbe nemmeno della spinta contraria di Cateno De Luca. Nonostante ciò, nel giudicare gli ultimi 5 anni dell’Amministrazione siciliana prevalgono i giudizi negativi (53%) su quelli positivi (44%).

Ovvio che questi sondaggi si scontrino con le rilevazioni in mano a Silvio Berlusconi, che da Arcore ha cominciato a dubitare fortemente sul bis. Ma l’ultima di SWG sul gradimento dei governatori, indica che Musumeci è al terz’ultimo posto nella classifica generale con appena il 31%. La Meloni non è al corrente, inoltre, dei pasticci del governo Musumeci sulla Finanziaria, che è diventata operativa 18 giorni dopo l’approvazione. E che per altro ha fatto gridare allo scandalo alcuni deputati della stessa maggioranza, come Marianna Caronia, che ha denunciato la “distrazione” di un milione di euro a medici e infermieri dell’ospedale Cervello di Palermo, che a causa di un errore di trascrizione (voluto?) di un riferimento normativo, dovranno rinunciare a un bonus da mille euro a testa in favore di circa 200 Pip, precari storici del Comune di Palermo. Campagna elettorale o errore materiale (e basta)?

La Meloni non conosce abbastanza l’iter che ha portato all’approvazione della Legge di Stabilità. Il miliardo congelato in attesa di un accordo con Roma. I tagli ai disabili e alle associazioni antiracket (e, al contempo, i regalini ai carnevali storici). Ci sarebbero da passare al setaccio – seriamente – quattro anni e mezzo di legislatura. Quattro anni e mezzo di mancate riforme, di impegni non mantenuti, di sprechi abnormi (come quello impacchettato dall’assessore Messina, di Fratelli d’Italia, per prendersi la scena alla Croisette di Cannes), di fondi comunitari non spesi. Ma anche di rapporti non idilliaci – per usare un eufemismo – con gli altri partiti e con l’Assemblea regionale, dove martedì – non è uno scherzo – si discutevano interrogazioni e interpellanze depositate nel 2018. Quattro anni fa. Segno di mancato rispetto per l’istituzione parlamentare e totale inadempienza.

Però secondo i sondaggi non c’è storia. Per questo la Meloni è tornata ad apprezzare un presidente della Regione che non più tardi di qualche anno fa l’aveva scaricata, etichettando FdI come “un partitino del 2-3%”. Meglio la sua Diventerà Bellissima che – inciso – è totalmente sparita dai radar. Annessa a Fratelli d’Italia, anche a Palermo. Una strategia per raccogliere più di Forza Italia e degli altri contender, in modo da guadagnarsi, stavolta con numeri reali, il diritto di poter esprimere una scelta. La scelta. Se FdI risulterà primo partito nei due capoluoghi di provincia al voto, chi potrà opporre resistenza di fronte alla ricandidatura di Musumeci? E non importa se all’interno delle liste confluiranno due o tre sigle (compresa quella di Attiva Sicilia). Tutto fa brodo.

Meloni a Messina: attacco al Rdc e a De Luca

“Pensiamo di risolvere il problema dei giovani che scappano con il reddito di cittadinanza. Non sono d’accordo – ha detto la Meloni, intervenendo a Messina durante il comizio a sostegno di Maurizio Croce -. Se si vogliono migliorare davvero le loro condizioni di vita, occorre dargli un lavoro ben retribuito che rompa la dipendenza dalla politica. E poi diciamoci la verità: se togliamo questa ‘paghetta’ chi li vota più i 5 Stelle?”. E ancora: “Uno non vale uno. Queste idiozie hanno portato degli “scappati di casa” al governo della nazione. Il merito è la benzina del mondo…”. Poi la leader di Fratelli d’Italia ha pizzicato Accorinti e De Luca, che si sono succeduti a palazzo Zanca: “Avete avuto sindaci scarsi che rincorrono Trump con la maglietta, altri che vanno a dire parolacce in televisione. Questa non è la Messina che conosco io. Vorremmo che questa città fosse rappresentata in modo adeguato, da un’Amministrazione capace di parlare di meno e fare di più”.