Ora ci si deve proprio immaginare Roberto Fico, uno che fu selezionato da Grillo e Casaleggio con i metodi bizzarri e sempliciotti che tutti conosciamo, che diventa presidente di una commissione d’esame per assumere trenta consiglieri parlamentari alla Camera dei deputati. Gente laureata col massimo dei voti. Con dottorati di ricerca. Studi in diritto. Pubblicazioni. Quel genere di funzionari che impedisce, di solito, a una classe dirigente di semi- analfabeti di fare stupidaggini nel processo legislativo. E bisogna proprio immaginarselo dunque Fico, quello che nel 2012 diventava deputato attraverso il ben noto meccanismo dell’autopresentazione (“Ciao a tutti, mi chiamo Roberto e vengo da Napoli”) che ispira il regolamento di un concorso di così alto livello. E pretende rigore. Severità. La certezza che nessuno imbrogli. In pratica detta le regole al segretario generale della Camera Fabrizio Castaldi perché ovviamente, indossata la grisaglia, Fico, come d’altra parte Paola Taverna, Fofò Bonafede o Vito Crimi, ormai crede di essere lui stesso Oxford o la Normale di Pisa. Continua su ilfoglio.it