Il premier ungherese Viktor Orban rispolvera il paragone con l’atomica per spiegare le sue condizioni all’embargo del petrolio russo. “Non possono lanciare una bomba nucleare sulla nostra economia”, dice arrivando a Bruxelles per la riunione del Consiglio europeo, aggiungendo che non basta escludere dalle sanzioni l’oleodotto Druzhba, il tubo da cui arriva il 65% del petrolio utilizzato in Ungheria. Serve molto di più e cioè che Budapest possa ricevere il greggio di Putin anche via mare in caso di guasto dell’oleodotto. I leader degli altri Paesi europei discutono se allargare il perimetro delle deroghe in favore di Orban, alla fine l’accordo sull’embargo esclude temporaneamente il tubo dell’Amicizia, ma non le consegne via mare. Chi rischia di farsi molto male è l’Italia: la raffineria Isab di Priolo non potrà più ricevere il grezzo di Mosca che arriva a bordo delle petroliere e che oggi copre tutta l’attività. Un bel problema considerando che i circa 10 milioni di tonnellate all’anno lavorati nei due impianti siciliani rappresentano più del 13% del totale nazionale. Continua su Huffington Post