Sono un agrigentino. Di Agrigento, intendo. Anzi. Se dovessi dirlo con l’inflessione dialettale della voce, dovrei dire: “sono un agrigendino, di Agrigendo, intento”. Eh sì perché da noi, chissà per quale inestricabile arcano, le d si pronunciano t, e al contrario, le t diventano d. Non solo quando si parla in siciliano, ma soprattutto quando ci si esprime in italiano.

Ora, se già il destino aveva messo una bella “t” nel nome della gloriosa città fondata (fontata) dai greci, si è accanito su noi poveri agrigendini affidandoci come patrono non un san Michele, un san Calogero, un san Francesco dalla pronuncia facile facile. No. Ma san Gerlando! Che ovviamente diventa Gerlanto. E vi lascio immaginare quanti Gerlando ci siano ad Agrigento, che tutti chiamano naturalmente Gerlanto, e molti preferiscono tradurli in dialetto nel cacofonico Giollà, o Giullannu, così almeno si evita quell’obbrobriosa d che diventa t. Insomma, con questa croce addosso, andavamo pure allo stadio a tifare non per l’Akragas, come si chiamava la nostra gloriosa squadra, ma già dagli anni 70 qualcuno aveva pensato bene in gradinata di trascinare il coro dietro a un inevitabile “A-gri-ge-nDo… A-gri-ge-nDo…”. Una tortura.

Ora, se un agrigentino attento a tutto questo, con una sana dose di autoironia, decide di riderci su e di mettere insieme l’immensa vena satirica degli agrigendini, e di trasformarla in un libro per immagini, al tempo dei social, come pensavate potesse intitolarlo? Ovviamente “Agrigendo, dove la realtà sembra la sceneggiatura di un film”. Così Alfonso Cartannilica (giuro che il cognome è corretto) agrigentino di 39 anni, prima si è inventato una pagina facebook di Satira e poi ha raccolto tutto il materiale pubblicato, inventato da lui, o scovato qua e là nella rete, e ne ha fatto un libro di quelli che uno si porta dietro pure in bagno, che ti fa sbellicare dalle risate.

Una divertente, ironica, satirica appunto, raccolta di illustrazioni in cui si sfotte l’agrigentinitudine: un Abbecedario che parte dalla A con la foto di una bottiglia d’acqua e un’etichetta che recita “Altissima, pochissima, carissima” per sbeffeggiare l’annoso problema della carenza del “prezioso liquido” nell’agrigentino e le esose bollette dell’acqua, e arriva fino alla Z di ZTL che qui diventa non Zona a Traffico Limitato, ma Zona Travagliu Limitatu perché, sapete com’è? L’agrigentino si sposta con l’auto anche per andare a prendere il pane sotto casa, a dieci metri dal portone, e naturalmente la lascia in doppia o tripla fila, e se uno non riesce a passare e suona il clacson, quello si arrabbia pure: “un minuto, staju accattanu u paniiii”; ora pensate se la ZTL chiude il traffico in via Atenea, la via dei negozi: i commercianti non travaglianu più. E amen.

Lungo tutto l’abbecedario, è una gimkana di ironia che si destreggia tra i mille problemi di questa meravigliosa città con l’acume con cui solo gli agrigentini sanno farsi beffe di sé stessi. E siccome sono fondamentali le foto, i fotomontaggi, i disegni, più che raccontato, questo abbecedario va’ guardato e letto, che diversamente non renderebbe. Bersaglio preferito della satira di Cartannilica, ma anche degli agrigentini in generale, è il loro sindaco, Lillo Firetto, che siccome ha i capelli di un bel biondo vivo, lo chiamano u biunnu, e la sua faccia sorridente viene fotomontata nei corpi e negli oggetti più disparati. Insomma, un libro da tenere sempre a portata di mano e tirarlo fuori quando uno è giù di morale. Ah, dimenticavo. Lo ha pubblicato un editore agrigentino purosangue, Alessandro Accurso Tagano, che è pure titolare di una libreria deliziosa nel cuore di Agrigento. Che ha chiamato “Il mercante di libri”, che ovviamente diventa “Il mercande…”. E che ci volete fare? Gli agrigendini siamo fatti così.