I furbetti del reddito di cittadinanza non la fanno franca. A pochi giorni dal blitz di Messina, dove sono state denunciate 25 persone riconducibili – fra l’altro – a cosche locali, anche a Trapani è stato scoperto un giro di sussidi percepiti illegalmente per un importo complessivo di 1,2 milioni di euro. È la scoperta fatta dalla guardia di finanza, che negli ultimi mesi ha denunciato 127 persone. Diversi i “comportamenti illeciti” che secondo le fiamme gialle sarebbero emersi nel corso degli accertamenti: alcuni hanno dichiarato di essere disoccupati, mentre in realtà lavoravano in nero; altri hanno nascosto la proprietà della prima casa e di altri immobili per un valore superiore alla soglia di 30mila euro; altri ancora non hanno dichiarato l’ottenimento di somme da parte di compagnie assicurative. A Castelvetrano, infine, la guardia di finanza ha scoperto due percettori del sussidio che non avevano dichiarato vincite al gioco online pari rispettivamente a 546mila e a 108mila euro, somme che superano di gran lunga la soglia di 12mila euro fissata dalla legge per l’ottenimento del bonus.

Tra i denunciati, inoltre, anche chi ha nascosto i propri precedenti penali per reati legati alla criminalità organizzata o truffa allo Stato. Denuncia scattata anche per i parenti di chi ha ricevuto una condanna per quest’ultima tipologia di reato, che avevano omesso la circostanza nelle proprie domande per il reddito di cittadinanza. Come Salvatore Angelo, di Salemi, ritenuto il signore dell’eolico per conto del boss Matteo Messina Denaro. L’uomo (condannato a 8 anni per associazione mafiosa) era stato arrestato nel 2012 insieme a altri esponenti di spicco delle famiglie di Salemi e di Castelvetrano, nell’ambito dell’operazione “Mandamento”, che aveva messo in luce il sistema di infiltrazione mafiosa legata alla realizzazione dei parchi eolici della provincia di Trapani ed Agrigento. Assieme a lui l’imprenditore edile Vito Russo, appartenente alla famiglia mafiosa di Marsala.

Nella lista della finanza compaiono anche le mogli di Francesco Luppino, Matteo Tamburello e Maurizio Arimondi. Tutte e tre non hanno dichiarato le condanne dei mariti. Luppino, oltre che per il delitto di duplice omicidio aggravato dalle modalità mafiose, è ritenuto da sempre uomo di fiducia di Messina Denaro e fino al 2019, secondo gli inquirenti, ha rivestito un ruolo centrale nella famiglia di Campobello di Mazara. Anche Maurizio Arimondi, arrestato nell’operazione Golem2, è stato condannato a 10 anni per essere fiancheggiatore del superlatitante. Infine, Tamburello, ritenuto presunto boss mafioso mazarese, è stato condannato definitivamente nello scorso maggio.