Il tram, da solo, non riesce più a sostenersi. Lo sanno anche i muri. Il contratto in essere fra Amat (che gestisce il trasporto pubblico in città) e il Comune di Palermo, non riesce a coprire le spese di gestione che si aggirano sui 10 milioni di euro l’anno. L’introduzione della Ztl, pensata per tamponare parte della spesa, non basta neanche lontanamente. Così Michele Cimino, ex deputato regionale e attuale vertice di Amat, si è messo in viaggio.

Da palazzo delle Lapidi a palazzo dei Normanni per chiedere i soldi che mancano. Cara Ars, ti va di contribuire alla valorizzazione delle linee tranviarie con dei fondi ad hoc? Un modo gentile per dire “aiutateci”. L’Amat, che vanta un disallineamento con il Comune e nel giro dei prossimi anni dovrebbe restituire trenta milioni per i chilometri mai percorsi, cerca un appiglio per rimanere in vita. Anche se l’Ars non ha mai concesso contributi chilometrici che non fossero per i mezzi su gomma.

Siamo di fronte a una situazione “eccezionale” che potrebbe scrivere un nuovo capitolo nei rapporti fra Regione e partecipate. Cimino ha già avuto un’interlocuzione con il governo, adesso è stato convocato in commissione Bilancio, quello presieduto dal forzista Savona: “È bene che l’Assemblea regionale si faccia interprete dell’opportunità di valorizzare le linee tranviarie – ha spiegato il papà di Amat – Messina e Palermo sono state quelle che con maggiore sensibilità hanno attivato un percorso della mobilità eco-sostenibile. Sono certo che il Governo Regionale e l’Assemblea avranno la sensibilità di partecipare a questa azione di riconversione e sviluppo”. E sapete cosa succede mentre si tenta di rimpolpare – disperatamente – il bottino? Che si studiano altre linee di tram. Come se l’acqua bollente non avesse insegnato nulla al bambino incauto.