Non solo il potenziamento dei porti e delle ferrovie, oltre a un investimento sull’ex manifattura Tabacchi di Palermo, che diventerà un auditorium. Scorrendo con attenzione la ‘lista dei desideri’ che il governo Draghi ha concretizzato e inserito nel Pnrr (il piano di ripresa e resilienza), si scopre un intervento da 750 milioni “a sostegno di progetti industriali ad alto contenuto tecnologico, tra i quali ricade la produzione di semiconduttori”. Secondo il Corriere della Sera, ci sarebbe dietro una fabbrica di microchip che sorge a Catania: la italo-francese ST Microelectrics. L’azienda l’anno scorso ha superato i 10 miliardi di fatturato ed è uno dei leader riconosciuti a livello mondiale nella produzione di chip per beni di consumo come auto e smartphone.

Un mercato poco florido in Italia, che questa ‘manovra’ del governo Draghi, piuttosto, vorrebbe potenziare. L’investimento assumerà le vesti di una regolare bando di gara che vedrebbe coinvolte le imprese di tutto il mondo. Ma punta chiaramente alla Sicilia. I semiconduttori, come viene spiegato con dovizia di particolari nell’articolo del Corsera, sono “componenti essenziali nel funzionamento di qualunque società avanzata o emergente. Sono illeggibili, anche ai controlli di sicurezza, perché il diametro dei loro transistor è inferiore a quello di un coronavirus”. Sono in grado di raccogliere dati e si trovano davvero ovunque. Peccato che da qualche anno l’Italia abbia perso centralità in questo mercato, sempre più “delegato” a grosse multinazionali estere: una società di Hong Kong e un’altra cinese, nel 2019, hanno rilevato la LFoundry di Avezzano e L’Aquila, che produce chip per auto e macchine industriali. L’obiettivo è invertire la rotta.

A proposito della ST Microelectrics, la società italo-francese è finita ultimamente al centro di un decreto firmato dal Ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che autorizza l’accordo per l’innovazione con Lombardia e Sicilia per realizzare un progetto di ricerca e sviluppo nel settore delle produzioni microelettroniche dal valore di 18,7 milioni. Con una ricaduta importante anche sotto il profilo occupazionale. Ed è anche questo – al netto del valore geopolitico dell’operazione di Draghi – che può rincuorare l’Isola: una reale attenzione per i bisogni di un territorio fragile economicamente. Il lavoro e l’innovazione potrebbero andare a braccetto.